Dalle ceneri del Pd, che si andrà a schiantare alle Politiche del 4 marzo, nascerà il «partito di Renzi». Ne è convinto il sindaco Beppe Sala, che forse si prepara a prendere le redini subito dopo il voto del 4 marzo della sinistra «rottamata» dal segretario con liste elettorali blindate per i fedelissimi. «Mi sarei aspettato più rispetto degli equilibri, si è messo una truppa che gli è molto fedele, se va male ha comunque aperto un nuovo mondo anche un pò per sè. Dove lo porterà, chissà» giudica senza mezze parole il sindaco le liste dem per Camera e Senato che (anche) a Milano e n Lombardia hanno creato grossi malumori. Dalla deputata Lia Quartapelle prima scartata da Renzi e poi recuperata come capolista per la Camera nel collegio 2 solo dopo la rivolta della base e l'insistenza dello stesso Sala al partito rappresentato a Milano cento dal democristiano Bruno Tabacci o Mantova da Paolo Alli, formigoniano passato con la Lorenzin, tra le ragioni dello scontento nella sinistra del partito si può scegliere. Come segretario «era nel suo diritto» precisa il sindaco partorire le liste che hanno raccolto tante polemiche lungo lo Stivale «rimane il fatto che io faccio una piccola osservazione: è vero che Renzi è il segretario del Pd e ha vinto largamente le primarie, è vero anche che le primarie danno una rappresentazione delle forze all'interno del Pd. Nella composizione delle liste io mi sarei aspettato che si rispettassero un pò più gli equilibri e i pesi che sono nati dalle primarie. Invece s'è preso molto. A questo punto dipende da come usciremo la mattina del 5 marzo per capire se questa scommessa la vincerà o meno. Non prova a usare toni pacati l'assessore al Welfare del Pd Pierfrancesco Majorino: «Abbiamo candidato alle elezioni Politiche in un collegio lombardo a nome della coalizione Alli. Cioè: il braccio destro di Formigoni, capo della segreteria politica, se ben ricordo. Ma fa schifo solo a me sta cosa? Ma allora era meglio Formigoni direttamente. Però per Realacci e Manconi non c'era posto».
Preoccupato per l'effetto boomerang in Lombardia il candidato governatore del Pd Giorgio Gori, la sfida contro lo sfidante del centrodestra Attilio Fontana si fa ancora più in salita. Il sindaco di Bergamo prova a dissociarsi da Renzi, «Credo che si sia pasticciato molto sulle liste per eleggere e nell'attribuzione delle posizioni eleggibili il Pd lombardo non ne sia uscito bene - ammette -.
Si è ascoltato poco il territorio e si sono attribuiti posti in lista agli alleati e forse la Lombardia non era il territorio più adatto visto che c'è già una fortissima riduzione dei seggi per la nostra rappresentanza parlamentare. Il risultato è che ci sono delle persone in gamba che restano fuori e io ne sono dispiaciuto». Oggi si chiudono le liste per le Regionali.
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