«Purtroppo nell'ottobre del 2012 hanno fatto una sistemazione negli uffici di Infrastrutture Lombarde, hanno spostato i mobili e hanno trovato le microspie che avevamo messo noi...». Il maresciallo della Finanza Antonio Alfinito, seduto sulla sedia dei testimoni al processo al sindaco Beppe Sala, ha appena cominciato a testimoniare. È il primo testimone dell'accusa, e nel corso della sua deposizione darà qualche dispiacere al primo cittadino. Ma è nella prima parte che rivela un dettaglio sconcertante. Si scopre che solo uno svarione degli inquirenti, le microspie abbandonate negli uffici di Ilspa, mise in allarme gli inquisiti. Seguire in diretta la gestione degli appalti di Expo, che era stata affidata da Sala proprio a Ilspa, divenne impossibile, perché da quel momento anche le intercettazioni telefoniche divennero inutili, tanto che «facemmo subito le perquisizioni». Se le «cimici» fossero rimaste attive, forse la verità degli appalti di Expo sarebbe emersa più chiara, anziché restare avvolta nel fumo di incertezze che ha spaccato la stessa magistratura inquirente: furono solo pasticci, o vennero commessi reati?
Alla fine la Procura generale è riuscita a portare Sala sul banco degli imputati solo per il falso che avrebbe commesso retrodatando il verbale di nomina della commissione che doveva aggiudicare l'appalto più importante di Expo, quello per la piastra. Ed è proprio sulla faccenda del verbale «taroccato» che il maresciallo Alfinito getta squarci interessanti, in particolare sulla nomina della commissione che doveva aggiudicare l'appalto.
«A firma dell'amministratore delegato Sala (ovvero dell'attuale sindaco, ndr) e del responsabile del procedimento, Carlo Chiesa, viene nominata la commissione: Angelo Paris presidente, commissari Mariani, Molaioli, Acerbo e Marinoni. Il 18 maggio si tiene la prima seduta senza aprire le buste. Subito dopo, intercettiamo una telefonata dell'avvocato Bellasio che segnala per la prima volta la incompatibilità con l'incarico di Molaioli e Acerbo. Il 21 maggio Chiesa e Pierpaolo Perez (manager di Ilspa, ndr) preparano i documenti per cambiare gli incompatibili, Il 29 maggio c'è una riunione tra Perez e l'ufficio legale di Expo, il 30 maggio si decide come risolvere il problema. Nella tarda mattinata Perez manda un sms all'avvocato Leo: Qualcuno ha deciso, abbiamo risposto. La Leo chiede spiegazioni e Perez risponde: hanno deciso i triumviri». Cioè? «Dalla deduzione investigativa abbiamo ritenuto che fossero Paris, Chiesa e Sala». Il 31 maggio la Leo parla della soluzione che viene adottata. «Risulta che l'amministratore delegato (Sala, ndr) doveva firmare il nuovo verbale di nomina tra le 18 e le 18,30. Poco dopo intercettiamo una telefonata tra Paris e una donna non identificata, che riteniamo essere della segreteria del dottor Sala».
La soluzione è nota: si sostituiscono i due «incompatibili» e viene stilato un nuovo verbale, sempre con la vecchia data del 17 maggio. A decidere, dice il maresciallo, fu il «triumvirato». Per organizzare l'operazione serviva comunque che Acerbo e Molaioli si facessero da parte. I due non ne avevano alcuna voglia, ma in qualche modo vengono convinti.
Ma in che data si dimettono? Il dettaglio non è irrilevante.
«Nel marzo 2017 abbiamo chiesto a Expo di esibire il protocollo cartaceo e informatico. Il cartaceo non era disponibile. Nell'elettronico c'era solo la lettera di Acerbo, di quella di Molaioli non abbiamo trovato traccia». E nella lettera Acerbo mente sulla vera causa delle dimissioni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.