«La politica non metta becco sulle indagini. I politici facciano il loro lavoro e non commentino quello della magistratura». Così il premier Matteo Renzi ha commentato i sette arresti di ieri tra cui quello di Adriano Paris il direttore della divisione Construction and Dismantling (ovvero Costruzione e smantellamento) di Expo. «L'immagine del Paese non è quella legata alle indagini giudiziarie, ma quella legata a operazioni come questa di Ansaldo energia», ha aggiunto a margine della sua visita a Genova. Nel pomeriggio, invece, la telefonata di Maurizio Martina, il ministro lombardo con delega all'Expo per annunciare al commissario Giuseppe Sala che martedì a Milano arriverà proprio Renzi «per rilanciare e rafforzare l'impegno di tutte le istituzioni al suo fianco». Perché, ha sottolineato Martina, dopo «un passaggio così delicato, in cui ribadiamo la nostra fiducia nell'operato della magistratura, questo è il modo migliore per sostenere con forza chi lavora tutti i giorni con passione e serietà e vuole garantire totale legalità e trasparenza al grande appuntamento».
Sala, a sua volta, ieri pomeriggio per affrontare l'ennesimo ciclone che si abbatte sulla società, ha immediatamente convocato in riunione straordinaria il consiglio di amministrazione di Expo spa nella sede di via Rovello perquisita fino a pochi minuti prima dagli uomini della Dia, la Direzione investigativa antimafia. Infondata la voce che ha circolato nel pomeriggio delle sue possibili dimissioni, alla fine nessun incontro con i giornalisti, ma solo alcune dichiarazioni affidate a un comunicato stampa. «Svolgo da sempre la mia attività professionale credendo nel lavoro di squadra e nella lealtà dei comportamenti - si legge - Oggi questa fiducia appare sorprendentemente tradita da una delle persone di Expo». Nessun accenno a una possibile rinuncia. «Dal mio punto di vista non intendo sottrarmi alla responsabilità che comunque è sempre in capo a chi guida una società». Ma, nonostante questo, «la gravità dei fatti, l'importanza dell'Expo per l'Italia e l'assoluta convinzione che la legalità sia il valore fondante del lavoro di chi opera per il Paese, mi obbligano a riflettere a fondo sulle modalità di conduzione di Expo nel suo ultimo anno di preparazione». Il che significherebbe che «in vista dell'incontro di martedì con il presidente del Consiglio, intendo esaminare quali siano le migliori condizioni di lavoro della società nell'esclusivo interesse dell'Expo, del Paese e dell'assoluto rispetto della legalità». Senza tralasciare parole di apprezzamento per «le autorevoli dichiarazioni di solidarietà e sostegno che giungono da più parti e in particolare dal ministro Martina, dal presidente Maroni e dal sindaco Pisapia e ritengo estremamente prezioso il lavoro della magistratura a favore della piena realizzazione dell'Expo». Un modo per chiedere anche al governo più aiuto. A cominciare magari da quella task force da istituire presso la presidenza del consiglio e promessa proprio da Renzi nella sua ultima visita a Milano.
E sempre ieri a commento degli arresti, l'arcivescovo Angelo Scola ha detto che «servono sobrietà, purificazione, trasparenza e legalità». Perché, le sue parole, «la trasparenza e la legalità devono partire da noi e la confessione e il perdono possono dare la vera pace».
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