Sala «intervista» Mahmood E se le suona con i leghisti

Il sindaco: «Quote per la musica italiana? Surreale» Morelli: «Nel 2017 lo propose persino Franceschini»

Chiara Campo

Il sindaco lo aveva annunciato il giorno dopo il trionfo di Alessandro Mahmood al Festival di Sanremo, «con lui ha vinto Milano e ha vinto il Gratosoglio, lo inviterò a organizzare insieme un evento pubblico». In quelle ore infiammava la polemica sul televoto (a netto favore del secondo arrivato, Ultimo) «ribaltato» dalla giuria popolare e il cantante italo-egiziano veniva assunto dal Pd come simbolo di integrazione, anche se il diretto interessato ha preferito tirarsi subito fuori dalle polemiche politiche e ha dichiarato di sentirsi «italiano al 100%». E si è chiamato fuori anche Matteo Salvini, su Twitter aveva scritto che preferiva la canzone di Ultimo ma ha chiarito che era un giudizio puramente musicale, e ha inviato un sms a Mahmood («goditi il tuo successo»). Chissà che non la ributti in politica proprio Beppe Sala, che ieri ha anticipato di aver sentito il vincitore e «la prossima settimana faremo un evento insieme, la formula dovrebbe essere che io lo intervisto sul palco». L'evento si terrà alla sera, forse al Gratosoglio dove Mahmood è nato e cresciuto ma i dettagli saranno svelati a giorni. E tra musica e politica, il sindaco è partito dalla proposta avanzata dal capogruppo in Comune e deputato della Lega Alessandro Morelli sull'obbligo di trasmettere in radio il 30% di canzoni italiane per attaccare in toto la «mentalità leghista». La proposta, ha esordito, «è surreale, ma mi pare in linea con il modo di pensare dei leghisti, riportarci a dei tempi rispetto ai quali forse loro hanno nostalgia, io nessuna. A me piace la contemporaneità, fatta dello stare insieme, aprirsi agli altri. É anche un errore continuare a scherzare su queste cose, sono sintomo di una mentalità sbagliatissima per Milano, il fatto che sia aperta e internazionale dà vantaggi a tutti. Quando penso al vicepremier Salvini sul muretto che dice cambiamo sindaco di Milano mi viene voglia di resistere ancora di più». Morelli ribatte: «Gli unici tempi di cui ho nostalgie sono quelli nei quali l'allora ministro Pd Franceschini lanciava da Milano la proposta di quote di musica italiana nelle radio, per legge. Sala non ha capito un tubo, la proposta è di tutelare i giovani talenti italiani e far sì che abbiano nuove leve per arrivare sui palchi internazionali. Intorno alla musica lavorano decine di migliaia di persone, sul palco e fuori, che non hanno ferie, malattie o maternità e la loro promozione, come avviene all'estero, è un riconoscimento dell'importante ruolo che svolgono». É «ben contento» che Mahmood si presti a un evento col sindaco, ma «il Sala politico userà il palco per fare una comparsata nelle periferie dove non lo vedono spesso».

Oggi Sala incontra il sindaco di Lione Gérard Collomb, ex ministro del governo Macron. Discuteranno di Tav ma anche «sui rapporti italo-francesi e con l'Ue. Milano è credibile e ha il dovere di presentare l'immagine di un'Italia più dialogante che in continua lotta».

Sugli insulti razzisti accompagnati da svastiche comparsi sulla casa di una famiglia di Melegnano che ha adottato un senegalese di 22 anni chiede alla magistratura «di far rispettare la legge sull'apologia con estrema durezza».

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