Una «casa Inter» in piazza d'Armi. Il club nerazzurro sarebbe pronto a dire addio ad Appiano Gentile per traslocare nella vasta area compresa tra la caserma Santa Barbara, i magazzini militari di Baggio e via Forze Armate che è di proprietà di Invimit, società di gestione del Ministero dell'Economia, con cui la trattativa è avviata da mesi. L'Inter vuole prenotare 35mila metri quadri (10mila resterebbero allo Stato) per realizzare una decina di campi di allenamento, un centro specializzato in medicina dello sport e a Baggio - due chilometri di distanza dallo stadio di San Siro - potrebbe spostarsi anche le squadre giovanili che oggi si allena ad Affori. Nel progetto da 100 milioni di euro sono inseriti anche un albergo e spazi commerciali. Un progetto che piace al sindaco, «nel rispetto delle volumetrie possibili - ha premesso ieri Beppe Sala - il Comune condivide senz'altro l'idea di rivalutare la zona di piazza d'Armi e di San Siro. Ovviamente il tema è che quell'area deve essere dedicata a qualcosa che rispetti i bisogni attuali della città, e Milano oggi ha certamente bisogno di sport e di residenze universitarie. Non mi vengano a parlare di un altro centro commerciale, solo questo. La cosa positiva è che vedo nell'Inter la volonta di investire». Anche sulla riqualificazione dello stadio di san Siro, è il sottinteso. Un mese fa Sala ha incontrato i vertici delle due società stringendo i tempi sulla ristrutturazione del Meazza, «i lavori devono partire entro 6 mesi, serve un impianto più moderno e funzionale» aveva dichiarato. E ora chiede al Milan di uscire allo scoperto. É sfumato nel 2015 il progetto del nuovo stadio al Portello, accanto a Casa Milan, ma il club ha continuato a sondare terreni alternativi. Ora il Comune vuole che arrivi la scelta: «Con il Milan - riferisce Sala - abbiamo avviato una fase in cui stiamo illustrando le potenzialità di altri spazi in città dove potrebbero costruire uno stadio. Questa verifica ovviamente va fatta in tempo breve». Si va verso un Meazza tutto nerazzurro? Sala non si sbilancia: «Non è facile nel senso che c'è un contratto aperto e andrebbe garantita anche al Milan la volontà di giocare. Se i rossoneri hanno realmente la volontà di costruire lo stadio, adesso li stiamo mettendo in condizione di capire come fare, in caso contrario le due società lavorino insieme su San Siro». E sono due le aree su cui il Comune ha indirizzato il Milan, una pubblica e una privata, entrambe a Rogoredo. Nel primo caso di tratta della vasta superficie di Porto di Mare, dove sono naufragati negli anni i progetti della cittadella della giustizia o di un grande polo dello sport. Nel secondo caso si tratta di un'area dismessa in via Medici del Vascello, a ridosso delle ferrovie e di Santa Giulia, di proprietà mista (Generali, Prelios, Unipol, Enpam). «Rogoredo è un'area ben infrastrutturata tra uscita della tangenziale, alta velocità e metrò - fa presente l'assessore all'Urbanistica Pierfrancesco Maran - ed è un quartiere su cui, in fase di modifica del Pgt, intendiamo investire molto. Dal punto di vista geografico è dalla parte opposta di San Siro: la vicinanza tra Portello e Meazza era una criticità». Più che sul secondo stadio l'interesse del club (o di entrambi) si potrebbe spostare però sulle aree dell'ex Trotto: giusto a settembre il Comune ha bocciato il piano urbanistico presentato un anno fa da Snaitech, proprietaria dei terreni.
E sia Milan che Inter coltivano da anni il sogno del «quarto anello» intorno a San Siro, con ristoranti e negozi. L'idea di una «casa Inter» in piazza d'Armi per Maran è «positiva , sarebbe mantenuta una larga parte a verde, anche se privato. Invimit però dovrà fare la gara».
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