Sala: «Con me una moschea» E Parisi: «Sì ma con controlli»

Il candidato Pd si dichiara «convintissimo» L'avversario: «Chiarezza su fondi e sermoni»

Se Beppe Sala sarà sindaco, Milano avrà una moschea. Se vincerà Stefano Parisi, ci saranno tanti «se» e tanti «ma».Entrambi i candidati ieri hanno parlato del tema luoghi culto, che resta sotto i riflettori della campagna elettorale, anche perché il piano-luoghi di culto del Comune oggi pare bloccato da battaglie legali e incertezze politiche, oltre che dalla legge regionale che pone paletti rilevanti. Il candidato del Pd ha spiegato cosa intende fare. «Sono convintissimo - ha detto - con me una moschea ci sarà senz'altro». Sala ha fatto sapere che vorrebbe «un confronto franco con il presidente della Regione» Roberto Maroni intenzionato ad andare avanti con la legge anti-moschee. «Trovo assurdo - ha aggiunto - immaginare che sia meglio che gli islamici preghino per strada o in qualche scantinato. E vorrei chiedere a Maroni quale sia la sua soluzione. Noi la nostra l'abbiamo». Non contrario in linea di principio, ma molto cauto, il suo avversario Stefano Parisi: «Era un progetto della giunta Pisapia - ha detto - e in 5 anni non sono riusciti a farlo. Hanno fatto grande confusione. Credo che bisogna riprendere con serietà quel tema, c'è bisogno di una moschea a Milano, bisogna farla però secondo certi criteri, sapendo chi sono i finanziatori, garantendosi il fatto che ci siano sermoni in italiano e controlli delle forze dell'ordine». «Credo - ha proseguito - che serva una legge nazionale, credo che la sinistra dovrebbe promuovere una legge nazionale, non si può lasciare in capo alle amministrazioni locali decisioni e controlli così complessi».

«Purtroppo - ha aggiunto - c'è una parte piccola dell'islam, quello politico che finanzia il terrorismo, e poi c'è la stragrande maggioranza dei musulmani che hanno diritto a un luogo dove pregare. Dobbiamo difendere i musulmani che hanno voglia di fare la vita nostra, la vita dei milanesi».AlGia

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