Cronaca locale

"Sala ormai si è avvitato Veloci con il candidato per far rivivere Milano"

L'eurodeputato milanese di Fdi accelera: «Diamoci una mossa, il sindaco è scottato»

"Sala ormai si è avvitato Veloci con il candidato per far rivivere Milano"

Carlo Fidanza, eurodeputato di Fratelli d'Italia, milanese, già consigliere di zona e poi comunale, lei conosce benissimo la città. Come la vede ora?

«Ferita, e mi preoccupa. Se questo svuotamento del centro e dei quartieri diventasse un trend stabile, il rischio è lo spopolamento. La Milano post-Covid è una sfida enorme. Comporta anche un lavoro da fare col comparto privato, per evitare la desertificazione».

Il Covid è una parentesi o cambia tutto?

«Se avremo vaccini sicuri, che coprono le varianti, sarà qualcosa che assomiglia a una rivoluzione, con un prima e un dopo. Se dovessimo trovarci fra qualche mese con una situazione ancora incerta, rischia di essere una botta da cui difficilmente ci rialzeremo. Dopo l'estate dovremo ripartire, i milanesi si rimboccheranno le maniche. Spero che avremo un piccolo rinascimento, che andrà accompagnato».

Il governo vuole il tribunale dei brevetti a Milano.

«Una battaglia che sosteniamo da tempo, anche quando il governo gialloverde aveva candidato una città italiana senza precisare quale, perché Torino ha un sindaco grillino. Noi stiamo facendo lobbing. Dopo lo smacco di Ema è importante portare un'istituzione del genere, con un indotto di professionisti e tecnici».

Ma questa Europa come si è comportata?

«Sui vaccini un fallimento. Anche noi critici avevamo detto: ok se ne occupi l'Ue. Però i contratti sono stati fatti male e di fronte e mancate consegne e ritardi non è in grado di far valere clausole scritte sulla sabbia. Sembra che si faccia geopolitica sui vaccini: far pagare a Johnson l'uscita dall'Europa o frenare Sputnik perché Putin non piace. Ora vediamo se il green pass funziona. Siamo all'assurdo per cui si può andare all'estero ma non nelle seconde case in Italia. E attenzione agli accordi bilaterali, per esempio verso Spagna e Grecia. Milano era diventata una grande meta turistica».

Contenti di non essere andati al governo?

«Sempre più convinti. Due riprove: prima la lista dei ministri in continuità coi protagonisti di tanti fallimenti. Seconda, la chiusura degli impianti di montagna come primo atto. La logica è rimasta la stessa, aggravata da una maggioranza così variegata che non consente di fare nulla, cancellare il cashback per esempio, o il reddito di cittadinanza».

Sul recovery plan Draghi è una garanzia.

«Finora si sta lavorando sul piano di Conte. Draghi ha una maggior credibilità, speriamo almeno, lo vedremo alla prova dei fatti, e non è detto che basti. Noi con i nostri consiglieri comunali stiamo lavorando a un pacchetto di proposte per un recovery ambrosiano».

Cos'è il nutriscore?

«Una follia. Un etichetta a semaforo, dal verde al rosso, apposta sui prodotti alimentari in base a una serie di parametri nutrizionali. Sostanzialmente un pezzo di grana o un litro di olio extravergine sono rossi, a fronte di tante schifezze che avrebbero il verde. È il modello di un'agenzia pubblica francese, molti spingono perché sia adottato in Europa. Noi contrarissimi subito, ora è battaglia di tanti».

Il verde sindaco Sala come lo valuta ora?

«È rimasto scottato dall'errore iniziale, dalla gaffe sul Milano non si ferma; si è avvitato su se stesso e non si è più ripreso. Si occupano di queste piste ciclabili lunari, di improbabili cordoli. E intanto la città langue, hanno una distanza siderale dalle sue emergenze».

Il no allo stadio?

«Sintomo della paura di decidere e dell'evidente peso della sinistra radicale, aggravato ora da questo sindaco entrato fra i verdi europei che sono quelli del no a tutto, anche se hanno la fama immeritata di essere meno ideologici dei nostri. La ex 5 Stelle Evi per esempio è la prima firmataria della petizione al Parlamento europeo contro lo stadio».

Ma il centrodestra? È un'alternativa? C'è qualche frizione interna?

«Siamo alleati ma diversi, e avere posizioni differenziate sul governo accresce la competizione. Detto questo, sappiamo che governeremo insieme. In Lombardia già lo facciamo, abbiamo chiesto di essere più partecipi dei processi decisionali. Anche a Milano governeremo e lavoriamo perché le fibrillazioni vengano superate. Fdi è al 16-17% nei sondaggi. Da questo non si prescinde».

Il candidato di Milano?

«Ci sono tanti nomi, è una ricchezza. È bello avere tante disponibilità, ma ora decidiamo, è tempo di accelerare. Come sappiamo, c'è un tavolo dei leader chiamato a decidere. Noi siamo pronti.

Il messaggio è: diamoci una mossa».

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