Cronaca locale

"Sala è stanco, non avido. Ma per noi è l'occasione. Milano cambierà tutto"

Ex presidente del Consiglio e forzista storico. "Albertini, Moratti, Parisi: profili giusti"

"Sala è stanco, non avido. Ma per noi è l'occasione. Milano cambierà tutto"

Milanese, liberale da quando aveva i pantaloncini corti, Bruno Dapei ha 52 anni ma da 25 conosce la politica milanese. Forzista della prima ora, oggi è un osservatore attento ma non sta più nel campo da gioco. «Un po' come Paolo Maldini - sorride - lui ha un ruolo dirigenziale e io no, lui è al Milan e io nel fronte liberale. Ma anch'io non ho mai pensato di cambiare squadra, anche se l'entusiasmo non è più quello di un tempo».

Lei è stimato anche oltre il centrodestra.

«È dipeso anche dagli incarichi, soprattutto la presidenza dell'ultimo Consiglio provinciale. Ricordo con affetto che ebbi il voto di Filippo Penati, non del suo gruppo. E con Penati da capogruppo avevo combattuto scontri durissimi».

Anche Sala nel 2016 disse che avrebbe voluto «rubarla» a Stefano Parisi, di cui lei era capo staff elettorale. Poi lei ha ricambiato, parlando ad Affaritaliani di una sorta di lista di moderati per Sala.

«Io parlavo a Fi. Partivo da Montanelli, per me massima autorità morale, che aveva detto alla sinistra: Votate anche voi Albertini. Io ho detto: non regaliamo Sala alla sinistra, è uno di noi, l'ha inventato la Moratti. Provocatoriamente dissi: diventi sindaco anche nostro, per spezzare l'abbraccio con la sinistra».

...che ha vissuto sempre con insofferenza, tanto che ora pare voler lasciare la politica. Che ne pensa?

«Non ne sarei sorpreso, ma non so se finirà così. Certo, pensando anche a Pisapia, c'è un oggettivo problema a stare in politica. Sarà che tocchi con mano il rischio di vicende giudiziarie che sono un trauma. Anche Maroni a sorpresa non si è ricandidato. Sala non era alla ricerca di stipendi in politica. Forse passata la luna di miele si è reso conto che la stanza dei bottoni non c'è, che le risorse sono scarse per dare risposte a tutti, e arriva la stanchezza».

Il giudizio su Sala sindaco?

«Ha avuto il merito e la fortuna di vivere di rendita, non ha fatto saltare in aria quanto di buono ha trovato. Ma anche al netto del Covid un segno vero lasciato alla città non c'è. Albertini ha lasciato la Scala, il museo del 900, i depuratori, le nuove metro, i passanti finiti. Moratti Expo. Sala non so. Ciò detto non credo che cerchi stipendi e incarichi a casa Grillo. Credo possa essere deluso».

Non è mai stato un animale politico...alla Formigoni.

«Formigoni è nato per la politica. Ha fatto l'errore di un mandato di troppo. Ma non dimentichiamo che ha finito da senatore che sosteneva governi di centrosinistra, Renzi e poi Gentiloni. Ma anche Pisapia voleva fare il ministro. Sala non c'entra nulla con questa passione politica».

Che succederà a Milano?

«Non so se le sinistra possa permettersi di non ricandidarlo. Senza, rischia di perdere».

Quale profilo? Alla Parisi?

«A me piace molto quel profilo. Parisi era competente, disinteressato, con un grande retroterra, capace di unire molte cose ma anche intransigente, per esempio con una certa destra, che poi strizzò l'occhio a Sala. Il centrodestra ha questa tradizione di buon governo. Grande sindaco Albertini, ottimo Moratti, ottimo candidato Parisi. Va tirato fuori dal cilindro qualcuno che la incarni».

Forza Italia?

«C'è una certa difficoltà elettorale, ma nel 2016 ebbe un grande successo. Io credo da tempo che Milano sarà decisiva per il Paese, come nel 2011. Ma stavolta può essere un momento di rilancio opposto, dell'area liberale. Sarebbe un peccato non cogliere questa occasione».

La Lega è liberale?

«Liberale no, la prima mostrava il cappio, l'ultima si è alleata coi 5 Stelle, ma dentro ha tanti che sono alleati adeguati di chi vuole un'Italia più liberale. Certo, poi punta a sfondare altrove, e infatti non l'ho mai votata, mai pentito, ma l'area liberale non è maggioritaria e non mi piace la posizione di un'elite che critica tutto e tutti. Nel '94 i liberali erano trainanti, ora non mi spaventa un'inversione dei ruoli. Quei voti restano decisivi, anche per fare qualcosa di buono».

Fdi è in grande ascesa.

«Tanto di cappello alla Meloni: ha mostrato intelligenza, ha capito che è limitante arroccarsi su posizioni identitarie. Ha aperto il partito a tanti con idee liberali, con incarchi importanti, penso ad Andrea Mascaretti. Non la vedo come l'approdo della tradizione liberale ma conto sulla sua capacità di capire che i voti che ha vanno molto oltre il solito zoccolo».

Il momento è critico.

«L'Italia ha sempre più bisogno di scelte, dopo l'ubriacatura del consenso arriverà spero il momento di scelte che corrispondano alle vere esigenze degli italiani. Da italiano al 100% e greco al 100% so che crisi non ha un'accezione solo negativa.

Questa può essere il viatico davvero per un nuovo miracolo italiano».

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