Giocano «su più tavoli» e «sono incompetenti». Beppe Sala ha riferito ieri in consiglio comunale dopo la condanna in primo grado a 6 mesi un verbale retrodatato nella vicenda della Piastra Expo ma ha messo sotto accusa i 5 Stelle che a poche ore dalla sentenza hanno chiesto le dimissioni del sindaco (vedi il consigliere Simone Sollazzo) o processato i «giornaloni» per un trattamento soft rispetto alla sindaca di Roma Virginia Raggi («se la condanna che si è beccato Sala fosse arrivata a lei orde di pennivendoli sarebbero andati a citofonare casa per casa descrivendola come una ladra» ha scritto su Facebook Alessandro Di Battista). «Ai grillini che chiedono le mie dimissioni - ha attaccato Sala - dico che andrò avanti con più determinazione di prima perchè sono convinto di rappresentare ciò che Milano vuole. Io attualmente ho una condanna sulla testa, ma almeno sono stato capace di fare un'impresa a cui anche il tribunale riconosce un alto valore morale e sociale. Voi un'impresa del genere non riuscireste non dico a realizzarla ma nemmeno a immaginarla. E rispettate almeno la forma. Se auspicate che venga cacciato dal Pd vi esponete al ridicolo, aspettate che almeno prenda la tessera». Contesta pure «un consigliere comunale di un altro partito», non cita Massimiliano Bastoni della Lega, che «posta sui social la mia foto con scritto condannato per falso ideologico, dimettiti, una gravissima falsità perché la condanna riguarda solo il presunto falso materiale. Ma appartiene alla categoria di quelli che ritengono di cavarsela sempre urlando più forte, continuerò a fare politica anche per combattere atteggiamenti del genere. E vedremo fra qualche decennio per cosa Milano sarà vi ricorderà». In aula ribadisce che le sentenze «vanno rispettare ma si possono almeno commentare», e lo fa su più punti: «Risulto l'unico condannato, come se avessi costruito e firmato da solo quel documento, non ho neanche le competenze legali per immaginarlo», «sono stato condannato senza che l'accusa potesse produrre un solo sms, whattsapp, email che dimostrasse che ero consapevole che stavo firmando un atto illegittimo» e «senza che in tribunale mi si mettesse a confronto con un testimone che guardandomi negli occhi potesse dire te l'avevo detto, lo sapevi». E confessa: «Per me rimane uno dei migliaia di documento che ho firmato in Expo e ancora oggi, dopo quello che mi sta succedendo, a volte firmo alle 20.30 dopo 12 ore di lavoro senza controllare la data». Invita a riflettere su quanti danni l'eccesso di burocrazia possa generare, tanti dirigenti pubblici sono costantemente nel mirino e dubito che ci sarà la ressa ai cancelli per gestire le Olimpiadi». E sempre rivolto ai 5 Stelle se la prende con quella parte della politica «che considera il semplice fatto di accostarsi a opere o eventi per lo sviluppo del Paese sinonimo di mal intenzione».
Ribadiscono la linea garantista il capogruppo di Forza Italia Fabrizio De Pasquale e di Milano Popolare Matteo Forte, l'ex sfidante Stefano Parisi che sottolinea però come «se a parti invertite ci fosse stato un sindaco di centrodestra dai banchi di sinistra sarebbero volate accuse» e invita a fare una battaglia bipartisan per «eliminare l'abuso d'ufficio che tiene sotto ricatto la politica». Il capogruppo della Lega Alessandro Morelli (che ironizza sulla «nuova agorà del garantismo in aula») e dei 5Stelle Gianluca Corrado non chiedono a Sala le dimissioni ma di rinunciare alla prescrizione. E Corrado puntualizza che la richiesta di lasciare l'incarico è arrivata non dal Movimento ma «da parte di alcuni. E i i tanti non ricordo e forse non aiutano nessuno. Chiarisca sulla prescrizione». Su questo punto il sindaco spiega che deciderà «con l'avvocato una volta depositati gli atti, è una cosa molto tecnica». Ma ancora contesta M5S: «Come fa il capogruppo a dire che se qualcuno ha chiesto le dimissioni è opinione personale? La loro mentalità è di giocare più parti in commedia ed è sorprendente che dica che non sono mai stati contro gli eventi, sono una realtà che non può garantire sviluppo». E per rispondere agli attacchi di Di Battista puntualizza che «a costo di essere criticato dalla mia parte politica ho sempre cercato di tendere un minimo la mano alla Raggi, anche se vedere lo stato di Roma oggi non mi fa piacere».
Anche il leader M5s Luigi Di Maio peraltro ieri ha ironizzato: «Ormai lo sport più praticato dai giornali è il tiro a Virginia: una buca a Roma è una notizia da prima pagina, una buca a Milano non esiste e fa sempre più rumore un suo starnuto che una condanna a carico di un sindaco del Pd». Che del Pd (almeno per ora) non ha la tessera.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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