Salgono i prezzi, calano i consumi E anche il cenone diventa più caro

Insomma questa crisi continua a spremerci tutti quanti come se fossimo arance. Le tasse, la cui pressione in un solo anno è salita del 44,7%, il caroprezzi, appaito a un potere d'acquisto del denaro ridotto del 4,1%, affliggono i milanesi obbligandoli a una frenata nei consumi. L'anno scorso la spesa media mensile totale dei nuclei famigliari è stata di 2.951 euro (26 euro in meno rispetto al 2010), ovvero, con l'esclusione della rata per il mutuo, il 6% in meno rispetto alla Lombardia (-170 euro), ma il 15% in più, pari a 375euro, rispetto all'Italia. Eppure la spesa per i beni alimentari registra una leggera ripresa, infatti passa dai 403 euro del 2010 ai 410 attuali: il 13,9% del portafoglio delle famiglie milanesi è riservato al piacere culinario, piacere a cui è arduo rinunciare per cui per difendersi si va sempre più alla ricerca di promozioni. Ora è tempo di cenoni e i lombardi si imbattono in un rincaro dei prodotti dell'1,5%, ovvero si trovano con 35 euro in meno in tasca. Nei negozi e nei grandi punti vendita di distribuzione ventun prodotti su ventotto presentano almeno una marca scontata, il che consente alle famiglie un risparmio che va dal 16 al 37%. Il cibo sale in euro anche nei bar. Un panino in pausa pranzo costa il 7,2% rispetto all'anno scorso. Lievita anche il prezzo di una semplice pizza seppur in modo accettabile, 2,7%, come rileva la Camera di Commercio di Monza e Brianza. Lecco è la città più economica della Lombardia (-4,9% rispetto alla media delle latre città), seguita da Lodi (-3,4%), Como e Pavia (-2,5%). I centri più dispendiosi sono Monza (+3,1%), Bergamo (+3%) e Milano (+4%). Gli alimenti più «salati» sono la carne di bovino, il burro, il parmigiano, le uova, il caffè tostato e i pomodori pelati, mentre sono scesi di prezzo il pollo, l'olio d'oliva e lo yogurt.
Le spese per i consumi non alimentari rilevano anch'esse una stretta ai cordoni della borsa, anche se non incisiva: -1,3% (da 2.574 euro a 2.541 euro) secondo uno studio elaborato dalla Camera di commercio di Milano e dal Comune. La voce casa è quella che incide maggiormente sul bilancio delle famiglie milanesi con una quota pari al 25%, tra i costi per l'abitazione che sono pari al 14%, i mobili e gli elettrodomestici (6%), il mutuo (3%) e le spese per la luce e il gas (2%). Nell'area milanese le spese dell'affitto sono cresciute in media del 12,8% (l'aumento è del 3,7% se si considerano le sole famiglie che hanno sostenuto la spesa), arrivando a pesare per il 40,2% sul totale degli esborsi relativi all'abitazione. Tra le uscite più pesanti che i meneghini devono sobbarcarsi la voce casa è seguita da quella degli alimentari (14%), dei trasporti (9%) e della sanità.

Il peso dei economico dei servizi sanitari registra la stessa quota destinata a cultura e tempo libero (5%). A cosa si rinuncia con più frequenza? Le statistiche nazionali dicono alle cene fuori casa (-5%) e al dolce della domenica (-11%). Pandoro a parte, ovviamente.

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