Scoppia la polemica sul caso della studentessa di prima media che non può partecipare a una gita organizzata dal docente di religione. Il motivo dell'esclusione sarebbe semplicemente legato al fatto che l'alunna non segue l'insegnamento. I suoi genitori, probabilmente non cattolici, all'inizio dell'anno avrebbero firmato il foglio per esonerare la figlia dall'ora di religione. Ma quel foglio ora le comprometterebbe pure la vita di classe. Lasciandola a casa da una visita guidata a cui prenderanno parte tutti i suoi compagni. L'episodio si è verificato all'istituto omnicomprensivo Fabrizio De André, a Peschiera Borromeo alle porte di Milano.
A denunciare l'esclusione è stata la madre della bambina, subito sostenute dalle mamme degli altri compagni di classe. La gita in questione, una visita al Villaggio e Museo africano di Bergamo, è stata organizzata dall'insegnante di religione a conclusione di un percorso formativo durato tutto l'anno e, quindi, non fruibile da chi ha scelto di non avvalersene. «La destinazione della gita non è Lourdes», ribatte però la mamma.
Dodici mamme si sono rivolte direttamente alla dirigente scolastica Marina De Marco e al Consiglio d'istituto con una lettera per fare luce sull'episodio: «Si può immaginare l'impatto psicologico sui ragazzi esclusi che si sentono emarginare. Come possiamo spiegare ai nostri figli che una scuola pubblica non riesce a pensare alle uscite, a maggior ragione quelle che occupano l'intera giornata, in un'ottica interdisciplinare e perché nel giorno della gita loro non troveranno gli altri professori in classe a svolgere regolarmente lezione? Come siamo lontani dall'idea di scuola inclusiva e pluralista».
Tra le reazioni politiche arriva quella di Simona Malpezzi deputata del Pd in commissione Cultura. «La scuola è soprattutto inclusione. Leggendo la notizia della bambina esclusa da una uscita culturale organizzata dalla scuola media che frequenta mi chiedo: di fronte ad una studentessa che non ha seguito un corso ma che può essere interessata a questa proposta, perché non permetterle di partecipare? Non sarebbe questa una opportunità di scambio, conoscenza, crescita? Io penso di sì.
Perchè non è una gita ma una opportunità formativa. E di fronte ad una richiesta di arricchimento culturale la scuola dovrebbe solo spalancare le braccia».Il messaggio è chiaro: l'ora di religione non deve discriminare, anzi, dovrebbe fare esattamente il contrario.
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