"Salvare le periferie col rap". Ultimo abbaglio della sinistra

Gli arresti a catena svelano un'illusione imbarazzante. Questi conflitti non si affrontano con buonismi e tweet

"Salvare le periferie col rap". Ultimo abbaglio della sinistra

«Recuperare le periferie col rap». La ricetta di Palazzo Marino era velleitaria e l'esito è sotto gli occhi di tutti, ora che tre rapper - uno dopo l'altro - sono stati arrestati o sottoposti a «daspo». Apparivano improbabili fin dall'inizio le intenzioni con cui il sindaco aveva immaginato l'incontro con due giovani rapper di Milano. E l'esito appare come al solito fallimentare, adesso che le misure detentive, o preventive, aprono il velo su una realtà inquietante, fatta di bande e armi, slang e pose ribellistiche, disagio e conflitti. Una realtà che segue di qualche anno il destino delle banlieue parigine o brussellesi o il caso scioccante delle molestie di Colonia.

C'è già una Milano violenta, e violenta in modo nuovo e diverso rispetto al passato, una Milano attraversata da una violenza ormai trasversale ed esibita come rifiuto del Paese in cui questi ragazzi sono arrivati o sono nati (sarebbero tutti cittadini con lo ius soli). Una violenza machista e misogina, ammantata di motivi «identitari» ed estetizzanti, che supera le faglie etniche e unisce i contendenti. Una violenza «scenografica», come ha spiegato il Gip nell'ordinanza cautelare disposta per «Kappa 24 K», alias di Islam Abd El Karim, rapper 32enne arrestato venerdì scorso e accusato di «detenzione e porto sulla pubblica via di arma comune da sparo ed esplosione in aria di più colpi d'arma da fuoco in luogo pubblico affollato», per aver preso parte alla recente sparatoria in piazza Monte Falterona, a San Siro. Ieri K24K si è rifiutato di rispondere alle domande l'interrogatorio di garanzia davanti al gip.

Secondo la ricostruzione degli investigatori, l'8 gennaio si sarebbe trattato di uno scontro innescato da una sfida tra due «crew» rivali sul web, un «dissing», una gara d'insulti e scherno legata anche alla spartizione dei compensi della «produzione» musicale. E del gruppo antagonista farebbe parte anche quel Rondo da Sosa che ad aprile aveva incontrato il sindaco a Palazzo Marino, con tanto di foto celebrative dell'evento.

Le intenzioni dell'incontro erano improbabili, ma il risultato è talmente imbarazzante che non occorrono forzature nel commentarlo, basta il racconto. Meno di un anno fa, infatti, in un giorno di metà aprile, proprio a San Siro, in una città impaurita e assediata dal Covid, durante le riprese di un video di tal Neima Ezza si radunarono 300 persone e finì con una sassaiola contro le camionette della Polizia.

Pochi giorni dopo, il sindaco ricevette a Palazzo - insieme a un sacerdote - anche due rapper, non direttamente coinvolti ma facenti parte anche loro del gruppo dei «ragazzi della 7 Zoo» con lo stesso Neima Ezza, il quale insieme a un altro (Baby Gang) era stato intanto indagato per manifestazione non preavvisata, violenza e resistenza a pubblico ufficiale. «Ho fatto una cosa che sapevo mi avrebbe portato critiche» disse Sala allora. Criticato sì, ma non perché fosse un'iniziativa scomoda la sua, semmai una trovata mediatica per far parlar di sé, stretto fra l'emergenza sanitaria e le elezioni comunali.

Ad agosto, Rondo da Sosa e Baby Gang hanno subìto un daspo di due anni da tutti i locali di Milano. A gennaio Baby Gang ed Ezza sono stati arrestati - insieme a un terzo emergente della scena hip hop - perché ritenuti responsabili, a vario titolo, di quattro rapine commesse ai danni di ragazzi a Milano e nel Milanese. E venerdì, come detto, è toccato a «K 24K».

Emerge, in tutto ciò, un enorme abbaglio e una perniciosa superficialità di questa sinistra, anche «di governo», che da un lato si illude di risolvere problemi sociali (di devianza o legalità) con un approccio moralistico, se non addirittura sentimentale, e dall'altro si avvicina alla questione maldestramente senza la dovuta preparazione.

Qui non alberga alcuna ottusità securitaria, qui non si pensa che basti l'uso della forza o che sia precluso ogni recupero - c'è chi da contesti familiari durissimi ce la fa, c'è chi dalle periferie parte alla riscossa alla conquista del mondo, anche musicale - ma

il punto è che questa sinistra si illude si risolvere i conflitti di San Siro, o di via Padova, con il rap o sentimenti, e lo fa pure eleggendo a interlocutori personaggi improbabili, notoriamente inaffidabili, sbagliati.

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