Si fa presto a indignarsi. Quando ci si deve indignare per ciò che di discutibile fanno gli altri non ci si mette un secondo a puntare il dito. Il Paese non va? Dalla crisi non si esce? Expo rischia di non essere l'occasione di rilancio che tutti pensavano? È sempre colpa di qualcun altro. Però forse ogni tanto servirebbe un di filo autocritica. Prendiamo i trasporti. Ieri con gli scioperi dei treni è stato una giornata intera, di caos e di disagi e oggi tra mezzi pubblici e aerei che potrebbe non muoversi e restare a terra potrebbe succedere lo stesso. É la storia di sempre e l'unico rischio è farci l'abitudine. Alla faccia di tutte le rassicurazioni, delle fasce di garanzia, delle promesse e dei diritti che sono sempre da una parte sola. Fatti i conti quando si tratta di difendere un proprio interesse non si guarda in faccia a nessuno e così nel caso specifico dei blocchi dei trasporti a rimetterci sono i pendolari che per muoversi magari non hanno alternative al servizio pubblico. O non se le possono permettere. Loro pure lavoratori come chi sciopera, magari con gli stessi problemi di salari, posti che traballano, casse integrazioni o contratti di solidarietà. Ma tant'è. Usb, Ccub, Adl e ancora Ugl Ta, Cub e tutte le sigle che si potrebbero elencare (e dimenticare) protestano e incrociano le braccia. Quasi certamente ne hanno tutte le ragioni. Questo è un periodo difficile per moltissime categorie e tra tagli e incertezze a chi si sente a rischio o messo in un angolo deve restare almeno il sacrosanto diritto di farsi sentire. Certo è che andrebbe cercato un limite o una forma di protesta differente e meno «selvaggia». E comunque, fino a che punto ci si può indignare se questo Paese batte in testa e non dà segni di ripresa se poi quando serve nessuno (o pochissimi) sono pronti a fare la loro parte? Non è sempre colpa di qualcun altro, non sempre il dovere di fare qualcosa non ci tocca. Il prossimo anno per Milano sarà l'anno di Expo. Un'occasione importante per tutti, si è detto e ridetto.
Fatta la tara agli scandali, alle inchieste e a tutto ciò che rientra purtroppo nella peggiore delle tradizioni di questo Paese quando si tratta mettersi in vetrina con un grande evento, sarebbe il caso che nessuno si chiamasse fuori. A cominciare da chi guida un treno, un bus, un taxi o una metropolitana. Una moratoria per gli scioperi? Forse è troppo e forse non serve. Un po' di responsabilità in più probabilmente sì.Salviamo Milano dal caos Una moratoria per Expo?
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