Sulle grandi opere Matteo Salvini vuole andare avanti. O meglio, vorrebbe andare avanti, superando le resistenze degli alleati grillini, il partito del «no a tutto».
Di infrastrutture Salvini ha parlato ieri a Milano, la sua città, il giorno dopo la grande manifestazione di Torino, dove 40mila persone circa sono scese in piazza per dire sì alla Tav, sfiduciando sostanzialmente la linea immobilista del sindaco, Chiara Appendino, e del suo partito. È stato cauto il segretario leghista e vicepresidente del Consiglio, che ha trascorso la mattinata all'Eicma (il salone delle due ruote che si è chiuso ieri alla Fiera di Rho) e il pomeriggio è intervenuto in corso Venezia alla scuola di formazione della Lega in corso Venezia. È stato cauto ed è sembrato intenzionato a evitare un nuovo braccio di ferro con gli alleati. Ma fatta salva la tenuta del governo, ha fatto capire che gli interessi e le infrastrutture del Nord gli stanno ancora a cuore: «Per quanto riguarda la Tav - ha detto a margine della scuola di formazione della Lega - se le stime di qualche anno fa sono ancora valide oggi, io in linea di principio sono sempre per finire un lavoro che si è cominciato. Però nel contratto di governo c'è scritto che bisogna valutare e quindi stiamo valutando. Detto questo, una manifestazione come quella di Torino naturalmente fa pensare». Parole misurate sulla Tav, l'infrastruttura più ostica per i grillini, e più decise sul resto. «Io voglio sempre costruire - ha detto Salvini - Nel contratto di governo c'è la analisi costi benefici, soprattutto sulla Tav. Per quanto riguarda tutte le altre infrastrutture, Pedemontana, Tap, Mose, Terzo Valico, si va avanti».
In tema di infrastrutture, confronto aperto anche sui treni, un servizio che in Lombardia è in crisi nera - con pesanti ripercussioni per 700mila pendolari - proprio per lo scarso impegno del partner statale, Trenitalia, che negli ultimi anni - questo l 'addebito della Regione - non ha investito a dovere. Alla vigilia del Consiglio regionale dedicato a Trenord, e dell'incontro con il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli, il governatore Attilio Fontana ha aumentato la pressione sul governo. Fontana ha fatto notare che Toninelli «bacchetta a destra e a manca, dimenticando però i principali protagonisti della pigrizia pluriennale di Trenitalia quale socio paritario di Trenord». «Così facendo - dichiara il governatore - copre e quindi giustifica anni di dichiarato disinteresse delle Ferrovie dello Stato per il trasporto ferroviario in Lombardia».
Fontana chiede «discontinuità rispetto al passato». «Saremmo i primi ad applaudire» assicura. E ironicamente saluta «con grande piacere la rinnovata attenzione del ministro», dato che «dall'intervento estivo sui social - dice - avevamo perso le sue tracce».
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