Cronaca locale

Salvini boccia Sala e lancia la candidatura di Fontana

Polemica sul no al maxischermo. "Attilio lavora benissimo, in Regione avanti altri 30 anni"

Salvini boccia Sala e lancia la candidatura di Fontana

Una serata che poteva essere gestita meglio per Matteo Salvini che torna sulla polemica con il sindaco Sala per il mancato maxischermo: «Si è persa un'occasione perché la città è tornata a vivere in maniera eccezionale», dice da Lissone dove è arrivato per sostenere la candidata sindaca Laura Borella. «Con due squadre di Milano che si giocavano il campionato, un'occasione di ritrovo festosa per migliaia di persone sarebbe stato bello». Non per il sindaco, già contestato dai tifosi milanisti. Salvini, in tenuta rossonera, depone le armi, perché «le polemiche sul campo di pallone finiscono a fine partita». E dopo aver salutato ironicamente gli ex Gigio Donnarumma e Hakan Calhanoglu, torna a parlare di politica. «Mi auguro che il buon governo della Regione vada avanti per 30 anni: ne parleremo con il presidente Attilio Fontana, sta lavorando benissimo». Il leghista non nasconde la sua soddisfazione: «Dopo due anni di Covid e sofferenze siamo tornati a essere la locomotiva d'Italia e questo è motivo d'orgoglio». E ieri durante il consiglio federale in via Bellerio a cui ha preso parte dopo una visita alla candidata sindaca di Senago Magda Beretta, è scattata anche l'ovazione per Fontana quando Salvini ha parlato del proscioglimento nell'indagine sul «caso camici». Una ricandidatura, quella di Fontana, sempre più vicina. Dal federale emerge un «un no convinto a qualsiasi ipotesi di aumento di tasse sulla casa e sui risparmi degli italiani», un fronte aperto anche verso Bruxelles: «C'è addirittura una raccomandazione dell'Europa per reintrodurre l'imposta sulla prima casa». La risposta della Lega? In milanese: «Taches al tram, si attacchino al tram, non ci pensiamo nemmeno». Anche sulle acque agitate in Forza Italia, specie dopo le parole della ministra Mariastella Gelmini, Salvini ha le idee chiare: «Chiunque voglia criticare Berlusconi da fuori o da dentro, dovrebbe prima ripensare a quanto ha fatto per l'Italia e per gli italiani». A ogni modo «lascio agli azzurri le loro discussioni», ma il Cavaliere è stato l'artefice di «cose enormi, grandiose e irripetibili per il Paese». Chi ha qualcosa da ridire, dovrebbe quantomeno «contare fino a dieci». Dopo aver omaggiato le vittime della strage di Capaci, il leghista assicura che sui balneari «troveremo una soluzione», mentre il reddito di cittadinanza «sta diventando uno strumento di lavoro nero e disoccupazione». Per questo «ho detto al premier Mario Draghi di cambiarlo radicalmente». Gli sforzi del Carroccio si concentrano sulla giustizia. Dal federale Salvini annuncia una mobilitazione generale per i referendum del 12 giugno: «Ci saranno gazebo in tutta Italia per informare, visto il silenzio di quasi tutte le tv e di molta stampa». Infatti, a oggi «si ipotizzano fra i 15 e i 20 milioni di italiani che voteranno. Tanti, ma non bastano».

Il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli ieri in via Bellerio con i cartelli «Io dico sì, cambiamo la giustizia», sembra avere la soluzione: «I sondaggi dicono che ci sarà una partecipazione sopra il 30%: basta che ciascuno di questi elettori porti un amico e avremo raggiunto il risultato».

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