«Stiamo organizzando una grande festa in piazza Duomo per sabato 18 maggio, con tanti giovani, tanti popoli e tanta voglia di guardare avanti». Matteo Salvini a fianco dei leader dei partiti sovranisti in Germania, Finlandia e Danimarca (Jörg Meuthen di Alternative für Deutschland, Olli Kotro di The Finns Party e Anders Vistisen di Dansk Folkeparti) ha lanciato ieri dall'Hotel Gallia la campagna elettorale per le Europee - lo slogan è «L'Europa del buonsenso» - e una manifestazione sotto la Madonnina che suona come la risposta alla marcia antirazzista del 2 marzo con il sindaco Beppe Sala in testa. Il fronte sovranista punta a diventare primo gruppo al Parlamento Ue e le parole d'ordine ieri sono state «protezione dei confini» o «creazione di un fortino europeo». La sinistra un mese fa ha sfilato nel nome di una città «aperta e accoglienze con gli immigrati». Perchè proprio Milano? A domanda Salvini ribatte solo «sono scaramantico, anche la campagna per le Politiche l'ho chiusa in piazza Duomo e avete visto i risultati». Assicura che la Lega non vuole piazzare quel giorno una bandierina in vista delle prossime Comunali («le vinceremo ma oggi è l'ultimo dei miei pensieri»). Ma con il sindaco è andato in onda l'ennesimo match a distanza che promette una campagna lunga fino al 2021. A Radio24 Sala attacca: «Abbiamo visioni profondamente diverse, io sono per una società aperta, che fa fatica a integrare ma si prende i suoi rischi, Salvini propone una ninna nanna collettiva irrealistica, dice vi metto al sicuro ma stiamo belli chiusi. Fa bene a mettere gli occhi su Milano perchè è tanta roba in questo momento storico ma io non gli lascio la poltrona». A distanza il leader della Lega ribatte: «A me piace la ninna nanna, non ho capito perchè è un insulto». E contesta la «visione padronale» di Sala, «Milano non è sua nè di Salvini, gli ricordo che è il sindaco temporaneamente». E dato che alla vigilia Sala lo aveva accusato di circondarsi di «cattive compagnie», il vicepremier ironizza: «Non mi interessa rispondere al razzismo radical chic e snob di una certa sinistra per cui se non sei dei loro sei out. Semmai le cattive compagnie sono quelle che hanno governato l'Europa in questi decenni» (e in un ping pong infinito Sala rimbalza l'accusa di essere radical chic: «Lavoro dalla mattina alla sera da 40 anni. E tutti siamo pro tempore»). Last but not least, si scornano sulla norma del governo che trasferisce parte del debito dalla Capitale allo Stato. «Roma - contesta Sala - dovrebbe prima dimostrare di voler cambiare poi si aiuta, nessuno ha mai regalato niente a Milano». E Salvini frena sulla norma: «Stiamo ragionando su come aiutare i cittadini, che non devono pagare gli errori di altri, ma senza ripianare i debiti. L'autonomia servirà anche a risolvere la mancanza di responsabilità».
E mentre l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino si scalda per la corsa in Ue e annuncia già una contromanifestazione il 18 maggio («qualcosa quel giorno, per dare un benvenuto a Salvini e Marine Le Pen, ce lo dovremo inventare») la Lega sta chiudendo la lista del collegio Nord Ovest (guidata da Salvini).
Tra i lombardi in campo ci saranno gli uscenti Angelo Ciocca e Danilo Oscar Lancini, l'eurodeputato ex M5S Marco Zanni, Alessandro Panza (responsabile organizzativo nazionale della Lega), Silvia Sardone (ex consigliera comunale e regionale di Forza Italia passata nel gruppo misto), la consigliera comunale Laura Molteni e quello nel Municipio 3 Pietro Marrapodi, il vicesindaco di Busto Arsizio Isabella Tovaglieri. Escluso il «talebano» Vincenzo Sofo, potrebbe però rispuntare in lista al sud.
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