Cronaca locale

Samorì: «Basta banchieri super pagati, prestino i soldi alle imprese»La rivoluzione moderata dell'avvocato

«Io non mi sento italiano, ma per fortuna o purtroppo.... ma per fortuna lo sono». Le note di Giorgio Gaber ieri in piazza Affari ad aprire la campagna elettorale di Mir, i moderati in rivoluzione di Gianpiero Samorì (nella foto). Il movimento «che non guarda solo all'oggi, ma all'Italia del 2100», assicura l'avvocato che spiega di candidarsi al parlamento, ma soprattutto a futuro a leader dei moderati. Capolista alla Camera in Lombardia Fabrizio De Pasquale.
Duro l'attacco di Samorì alle caste, ai gruppi di potere e soprattutto alle banche. A cominciare da Monte Paschi di Siena le cui storture racconta di aver più volte denunciato senza essere mai stato ascoltato. «A cominciare dal blocco dei crediti a famiglie, imprenditori e artigiani dovuto al fatto che con i soldi oggi gli istituti di credito sono costretti a ripianare i loro debiti causati da una politica suicida di alta remunerazione dei dirigenti». Una casta simile a quella che «porta l'Italia ad avere per il funzionamento dello macchina statale costi doppi rispetto a Francia e Germani». A partire dal milione di euro del Quirinale che costa come Eliseo e Buckingham Palace insieme. Con il capo della polizia che guadagna 700mila euro rispetto ai 250mila dollari del capo dell'Fbi o i 750mila del governatore della Banca d'Italia rispetto ai 350mila di quello della Bce. Ma in cima al programma di Samorì c'è la proposta di abbassare del 10 per cento le tasse a chi guadagna meno di 1.500 euro netti al mese. «L'Imu? Andrebbe tolta sulle prime case fino a 400mila euro. Forse non è una priorità quella di restituirla, ma è più importante riaprire il mercato del credito». Monti? «Si dovrebbe vergognare perché ha introdotto l'Imu senza nemmeno nettizzarla sul mutuo residuo». Patrimoniale oltre i 10 milioni di euro, perché «chi ha avuto molto dalla vita è stato bravo e capace, ma anche fortunato. In un momento così come si fa a dire di non essere disponibili?».

E per risanare il debito «i 250 miliardi di risorse aureee e valutarie della Banca d'Italia» e i «350 miliardi delle fondazioni bancarie gestite a vantaggio di una casta di 300 persone e contro l'interesse di 60 milioni di italiani».

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