Era un affare a costo zero, per gli ospedali lombardi, il macchinario sponsorizzato da Massimo Guarischi, l'ex consigliere regionale finito in manette per concorso in corruzione all'alba di martedì. Il macchinario si chiama «Vero», è prodotto in Giappone, costa un sacco di soldi (quasi dieci milioni) e li vale tutti. Ma per le finanze degli ospedali un simile esborso era quasi sempre impraticabile. E qua entravano in ballo i rapporti «non ufficiali» di Guarischi, quelli che lo legavano al mondo dell'alta burocrazia regionale e ai vertici di Palazzo Lombardia. Perché Guarischi era in grado di proporre agli ospedali un affare cui era impossibile dire di no: «Noi siamo in grado di farvi avere dalla Regione il finanziamento che copre integralmente il costo del macchinario. Voi basta che facciate la richiesta di finanziamento. Al resto ci pensiamo noi».
A descrivere in questi termini agli inquirenti, in uno dei primi interrogatori dopo il blitz della Dia, il meccanismo di funzionamento del «sistema Guarischi» è stata Simona Mariani, direttore amministrativo dell'azienda ospedaliera di Cremona. La Mariani è indagata a piede libero per corruzione, a differenza dei suoi colleghi di Sondrio e Chiari, che sono finiti in manette: nel suo caso il giudice preliminare Fabio Antezza ha ritenuto insussistenti le esigenze cautelari in base alle quali la Procura aveva chiesto anche per la Mariani l'arresto in carcere. Ma anche se il suo interrogatorio non era tecnicamente urgente il pm Gittardi ha ritenuto comunque utile inserirlo nella prima tornata di faccia a faccia. E non è andato deluso.
La Mariani, pur dichiarandosi innocente, ha ricostruito la vicenda del «Vero» in un modo che sostanzialmente conferma l'impianto della Procura: ha descritto, cioè, una situazione assolutamente anomala in cui un soggetto privato come Guarischi era in grado di preannunciare e anche di determinare provvedimenti di finanziamento per cifre assai rilevanti da parte della Regione. A Cremona, secondo il racconto della Mariani, Guarischi si presentò sia da solo sia insieme con Giuseppe Lo Presti, titolare della Hermex, ovvero della azienda che commercializzava il «Vero». «Conosco Guarischi dal 1995 per ragioni politiche all'interno del partito Forza Italia. Io all'epoca ero stata eletta consigliere regionale», ha raccontato la donna. E ha spiegato di aver conosciuto l'imprenditore della Hermex Giuseppe Lo Presti «verso la fine del 2011 in quanto presentatomi da Guarischi». Seguendo le indicazioni di Guarischi, l'ospedale di Cremona chiese e ottenne il finanziamento per il macchinario rivolgendosi a Carlo Lucchina, direttore generale della Sanità in Regione, che per questa inchiesta è indagato per corruzione.
Il più alto in grado degli arrestati, Guarischi, verrà interrogato per ultimo, domani. Se accetterà di rispondere si annuncia un interrogatorio lungo, perché tanti sono i punti da chiarire.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.