La manifestazione dei sindacati, prevista per martedì, è stata rimandata al 21 novembre. Ma ci sarà, eccome. La situazione della sanità privata infatti è sempre più preoccupante e i lavoratori scenderanno in piazza per chiedere alla Regione Lombardia di convocare un tavolo e affrontare ogni singola questione: dal caso San Raffaele allo Ieo-Monzino, dalla Multimedica al San Paolo, dall'Asl agli istituti socio sanitari dell'Aris.
A dir la verità il neo assessore Mario Melazzini ha già ricevuto a più riprese sia i rappresentanti dei lavoratori sia i vertici delle singole aziende ospedaliere. Ha garantito a tutti gli stessi finanziamenti del 2012 ma l'effetto tagli della spending review sembra travolgente e ha gettato migliaia di lavoratori nel panico. Venerdì scorso, dopo il quarto incontro con le organizzazioni sindacali, il gruppo MultiMedica ha avviato la procedura d'ufficio per l'integrazione salariale di 1.352 dipendenti amministrativi nei presidi ospedalieri e ambulatori di Sesto San Giovanni, Limbiate, San Giuseppe a Milano, ambulatorio multispecialistico e polo scientifico e tecnologico Pst. Contestualmente, è stato ratificato il pre-accordo con i sindacati dell'ospedale di Castellanza per la cassa integrazione in deroga 355 dipendenti del cosiddetto comparto (quindi, per ora, senza toccare i medici).
Non solo. Al centro cardiologico Monzino è stata decisa la riduzione del 50% del premio di produttività per tutto il comparto amministrativo e qualche ritocco ci sarà anche nei premi del medici. Idem allo Ieo, che all'inizio del 2012 ha denunciato un buco di 10 milioni di euro.
E poi c'è il caso del San Raffaele (65 milioni di debito solo nel 2011) dove è stata avviata la procedura per licenziare 244 dipendenti nel comparto e dove sono già stati mandati a casa nove dirigenti amministrativi per correggere gli sprechi del passato. La situazione è al limite anche nel gruppo Humanitas ma per ora, confermano i sindacati, non si parla né di tagli del personale né di esuberi. Tuttavia si è costretti a intervenire sulle libere professioni e a fare a meno dei contratti a tempo determinato, nella maggior parte dei casi non più rinnovati. Ovunque si fanno i conti con il blocco degli straordinari e dei turn over: l'anno prossimo solo un terzo di chi andrà in pensione verrà sostituito dalle nuove leve. Le cliniche private associate alla Aiop si devono preparare a circa 1.500 esuberi.
I 40 istituti cattolici dell'Aris stanno valutando limature sui salari e chiedono un aumento delle ore settimanali di lavoro (da 36 a 38) senza far corrispondere nessun aumento in busta paga. Addio agli straordinari anche la fondazione Don Gnocchi, che in Lombardia conta nove centri: per ora non si parla di esuberi ma si obbligano i dipendenti a smaltire le ferie accumulate negli anni passati. Accorgimenti che, secondo i sindacati, suonano come un'anticamera di misure più drastiche. Grane in arrivo anche nel settore pubblico: i lavoratori del San Paolo, che sono arrivati perfino a occupare la direzione, protestano contro il taglio dei precari e temono per altri posti di lavoro. E da affrontare c'è anche il nodo dell'Asl di Milano.
Inoltre sarà da gestire anche il taglio dei posti letto imposto da Roma: 2.300 quelli in meno in tutta la regione. Il presidente lombardo Roberto Formigoni torna ad opporsi e ribadisce la sua posizione su Twitter: «Non faremo passare i tagli. Anche Giorgio Napolitano si oppone».
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