Cronaca locale

"Sbirri infami". Chi è Baby Gang, il trapper "maledetto" arrestato oggi

La vita di Zaccaria Mouhib, in arte Baby Gang, è segnata da una lunga serie di reati. Sfide alle forze dell’ordine e attacchi ai giornalisti nel suo turbolento passato

"Sbirri infami". Chi è Baby Gang, il trapper "maledetto" arrestato oggi

È una vita sregolata, quella del giovane Zaccaria Mouhib in arte Baby Gang. Solo 21 anni ma di problemi con la legge ne ha avuti già abbastanza. L’elenco è abbastanza lungo ed è condito da furti, rapine, resistenze a Pubblico ufficiale, lesioni: reati che, in qualche modo hanno alimentato la sua fama di trapper "maledetto". Ma in questo caso gli anatemi c’entrano poco. Le azioni compiute sono state una sua libera scelta e non sono state influenzate da magia nera.

Zaccaria nasce a Lecco nel 2001 da famiglia marocchina. L’infanzia non è delle più felice in quanto segnata dalla povertà. Piuttosto giovane ha i primi guai con la legge. A 12 anni, racconta Repubblica, era stato colto mentre rubare vestiti in un negozio. Per lui si aprono le porte di una comunità di minori a Torino. L’inizio di una eclisse. In sostanza da quel momento termina il periodo relativamente spensierato di bambino mentre iniziano le fasi buie segnate dai guai con la giustizia. L’anno successivo, spiega il Corriere della Sera, Zaccaria è indagato per il furto di un cellulare mentre due anni dopo viene fermato prima per spaccio di droga e poi per un’aggressione. Entra ed esce dalle comunità di Rimini, Bologna, Brescia.

Poi il carcere a 15 anni: il giovane finisce dietro le sbarre per aver picchiato un poliziotto. Si difende affermando di essere stato aggredito per primo. Ma è tutto inutile: due mesi al penitenziario minorile di Bologna e, poi, il trasferimento al Beccaria di Milano. Ma anche la dura vita carceraria non lo cambia. Non gli è di aiuto neanche don Burgio della comunità Kairos che negli anni proverà a spingerlo a condurre un altro tipo di vita. "L'unico che ha creduto in me", spiegherà poi il cantante che una volta ha raccontato a "Vice" il suo turbolento passato.

Zaccaria lamenta da tempo di essere vittima di una sorta di accanimento da parte di polizia e carabinieri a cui non risparmia pensieri piuttosto pesanti. Ma anche i giornalisti, ricorda il Corriere della Sera, finiscono nel suo mirino: "Allora sentite, grandissime teste di c…, è da un bel po’ che vi sto facendo parlare a tutti senza dire nulla, ma adesso mi state veramente rompendo il c…, è da quando sono piccolo che ogni cosa che succede intorno a me la colpa è sempre di Baby Gang…".

Tempo fa salì alla ribalta delle cronache, ricorda ancora il Corriere, per un suo attacco sui social network con le seguenti frasi: "Giornalisti pezzi di merda, sbirri infami, polizia associazione mafiosa, faccio più soldi di voi, il vostro stipendio me lo mangio a pranzo". Lo stesso Corriere racconta anche che gli investigatori hanno numerose volte sottolineato la "grave, attuale e concreta pericolosità sociale" ma il Tribunale aveva rigettato la proposta della polizia di una sorveglianza speciale con obbligo di dimora a Sondrio, città dove ha residenza.

Gli altri guai giudiziari

Nell'aprile del 2021 ecco che accade un altro evento che segna Baby Gang. Il giovane, spiega Repubblica, decide di girare un video in strada a San Siro insieme al rapper Neima Ezza. Non ci sarebbe nulla di male in questo. Il problema è che per quel lavoro non erano stati chiesti i permessi. Per di più in quel periodo non si potevano fare assembramenti per le restrizioni per contenere il Covid: nonostante ciò in piazza Selinunte arrivano centinaia di giovanissimi che avevano saputo dell’evento tramite social. Intervengono le forze dell'ordine: la situazione invece di calmarsi degenera. Si crea caos che finisce con guerriglia in strada e una sassaiola. Per fortuna non ci furono feriti gravi.

Quanto accaduto lascia un segno nella città. Ma Baby Gang sta per combinarne un’altra quando partono le perquisizioni. In quell’occasione il trapper si fa fare un video, poi finito su Instagram, in cui si vede lui che gioca con i videogame mentre gli agenti sono al lavoro nella sua casa. Un gesto di sfida. Di male in peggio. Nel settembre dello stesso anno riceve tre Daspo nel giro di poche settimane, con il divieto di avvicinamento a Milano, Lecco e Riccione. Crescono i guai ma contestualmente si amplifica la sua fama. Le serate nei locali aumentano mentre i concerti sono strapieni di spettatori.

Il successo dovrebbe cambiarlo in meglio e invece Zaccaria non muta nel comportamento. Lo scorso gennaio viene arrestato insieme ad altri rapper con l’accusa di avere bloccato e colpito dei giovani per farsi consegnare denaro e gioielli. In questo caso Baby Gang finisce a San Vittore. Ne uscirà poco tempo dopo perché le accuse non reggono. Per "festeggiare" il giorno dopo fa esplodere fuochi d'artificio davanti al carcere. Ma anche quando era dietro le sbarre ne combina un’altra: gira un video, con un telefono fatto entrare di nascosto, dentro al penitenziario. È lui stesso ad annunciarlo sui social. Ma l’azione gli costerà caro. Baby Gang viene indagato per il reato 391 ter che punisce sia "chi indebitamente procura a un detenuto un apparecchio telefonico" sia il detenuto che lo riceve e lo usa.

Passano i mesi. Ad aprile ecco che il trapper ritorna sotto i riflettori, e ancora una volta non per la musica. Mentre è in giro con un amico in scooter non si ferma all'alt di due poliziotti. Non contento poi aggredisce gli agenti e scappa. L’ultimo atto in ordine temporale è la sconcertante notte di luglio in Corso Como.

Solo il tempo dirà se il giovane farà tesoro di queste esperienze negative per cambiare.

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