Alla Scala dopo 36 anni torna «Ernani» di Verdi «Una sfida del belcanto»

Pereira non teme il passato: «Mai rinunciare ai grandi pezzi». Protagonista il tenore Meli

Piera Anna Franini

«È meglio sbagliare, piuttosto che rinunciare» a proporre i titoli d'opera che nel pensiero rinnovano la paura. La paura del confronto con il grande passato, con interpreti leggenda, perché naufragar nel mare dei ricordi è dolce, e più sono lontani, più acquistano in morbidezza. Ma «venendo da fuori», ovvero da Vienna, il sovrintendente della Scala Alexander Pereira dice di non aver timori, anzi «sono convinto che bisogna proporre questi grandi pezzi». Si riferisce all'opera «Ernani» di Giuseppe Verdi, alla Scala da sabato prossimo (fino al 25 ottobre) dopo 36 anni di assenza. Pereira va oltre e con fervore anticipa che, sempre in tema di sfida, riporterà alla Scala due nuove produzioni nei velluti, stucchi e tavole del palcoscenico del Piermarini. Nel 2022 «Bohème» tornerà in una nuova produzione, così come nel 2021 avremo «Rigoletto». Pereira si esprime con particolare impeto, ricordando fra le righe che sebbene il suo contratto scada nel 2020, fino al 2022 i giochi sono fatti: da lui. Del resto, già è scattato il toto sovrintendete. Dal 2020 si parla di un sovrintendente designato che sarà/sarebbe in carica dal 2022, così comunicò il presidente del Cda Giuseppe Sala in coda all'ultima riunione. Dal canto suo, Pereira non medita di fare passi indietro. Avremo materia per un nuovo libretto d'opera.

Quanto a «Ernani». Ha più punti di forza. Si parte dal cast dei cantanti. Ernani è affidato Francesco Meli, tenore al suo sesto titolo di Verdi alla Scala. Confessa di essere «affezionato» a questo personaggio, l'ha interpretato più volte e spesso al fianco di chi alla Scala sarà Don Carlo, ovvero Luca Salsi, e Silva, il basso Ildar Abdrazakov. Salsi è il baritono di riferimento di nuova generazione, 43 anni, modi gioviali e paciosi della terra di provenienza (Parma), è stato applaudito alla Scala ne «I Due Foscari» e nell'«Andrea Chenier» dell'ultimo Sant'Ambrogio. «Quando canto qui, mi confronto sempre con eredità pesantissime» e menziona Cappuccilli. Sottolinea che «voce verdiana vuol dire cantare quel che vuole Verdi, non è tonnellaggio vocale. In Ernani ci sono retaggi di belcanto, grande legato, mezze voci e pianissimi». Abdrazakov, nato nella terra di Nureyev, venne giovanissimo alla Scala: in «Sonnambula» (2001), quindi ne «La forza del destino», «Macbeth», «Samson et Dalilah», «Iphigénie en Aulide», «Fidelio», «Moïse et Pharaon», «Carmen», «Lucia di Lammermoor», «Les contes d'Hoffmann», «Le nozze di Figaro» e «Don Carlo». L'allestimento parrebbe di tradizione, con tele dipinte e costumi d'epoca. Meli parla del fascino dell'antico. Il regista Sven-Eric Bechtold specifica che però «questa tradizione c'è ma noi la disturbiamo inserendo, per esempio, elementi di ironia». Sarà un entrare e uscire dalla storia. Che a sua volta esce dalla penna di Victor Hugo. Lo scenario è quello della Spagna del 1519.

Il bandito Ernani, in realtà Don Giovanni d'Aragona, ama Elvira (Ailyn Pérez), a sua volta promessa sposa allo zio Silva, e amata anche dall'imperatore Don Carlo. Una storia di amori tormentati, cospirazioni, di un onore che vince sull'amore. Sul podio l'ungherese Ádám Fischer che il 10 ottobre inaugurerà anche la stagione sinfonica della Scala con La Creazione di Haydn.

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