Cronaca locale

«La Scala ai Sauditi? Il sindaco sapeva tutto, ma continua a negare»

L'attacco di Morelli (Lega): «Negati i verbali dei cda del teatro. Si nascondono le prove»

Marta Bravi

Il consigliere comunale Alessandro Morelli torna sulla vicenda scala. O meglio sull'ingresso dell'Arabia Saudita nel board della Fondazione, poi sfumato. Nel mirino: il fatto che la fondazione abbia negato l'accesso agli atti al consigliere. Secondo l'articolo 25 dello statuto di palazzo marino tutti i consiglieri comunali hanno il diritto di «consultazione e di accesso a tutti gli atti dell'amministrazione comunale» e il diritto a «ottenere tempestivamente dagli uffici comunali, nonché da enti, aziende, ed organismi controllati dal Comune, le notizie, le informazioni e i documenti richiesti a fini dell'espletamento del mandato». Il Comune è tra i soci fondatori della Teatro alla Scala, e il sindaco, per statuto, è presidente della fondazione stessa. Il capogruppo della Lega Alessandro Morelli, aveva chiesto si avere tutti i verbali dei cda da novembre a oggi. La richiesta era stata inviata al sindaco in quanto anche presidente del board. «Il sindaco non si è nemmeno degnato di rispondere - attacca MOrelli - la fondazione del teatro, di cui è presidente, ha consultato uno studio legale che mi ha negato i documenti richiesti in base a dei cavilli».

Dal punto di vista tecnico lo studio legale MGM di Roma sostene il vizio di forma: «l'istanza del consigliere Morelli non coglie nel segno in quanto la Fondazione Teatro alla Scala non è parte dell'amministrazione comunale e certamente non è qualificabile quale ente controllato del Comune di Milano. La fondazione è di diritto privato in cui il Comune non è in grado di esprimere la maggioranza dei voti in sede assembleare e in sede consigliare». La fondazione Teatro alla Scala non è nemmeno un ente controllato e non può essere definita nemmeno ente dipendente del Comune. Dal punto di vista politico Morelli sostiene, invece, che il sindaco voglia nascondere le prove della sua colpevolezza fino all'ultimo. Cioè? Il fatto di essere perfettamente a conoscenza dell'operazione che stava portando avanti il sovrintendente Alexander Pereira, cioè di fare entrare l'Arabia Saudita nel cda della fondazione. «Le voci dicono - insiste Morelli- che se ne stesse parlando addirittura da dicembre. Addirittura alla Prima Beppe Sala non si sarebbe accorto di avere accanto il ministro della cultura saudita... Noi riteniamo che tutto questo progetto, che parzialmente è naufragato, fosse noto ai massimi organi della cda». Quindi anche del governatore lombardo Fontana, che ha nominato come rappresentante della Regione Philippe Daverio? «Oggi la Fondazione ha dato una valutazione di un avvocato, adesso facciamo lavorare anche i consiglieri regionali e io di nuovo come parlamentare lo chiederò, perché la Scala dia le carte - replica Morellisenza però rispondere alla domanda -. Qui stiamo parlando del comportamento del sindaco, che non ha fatto gli interessi della città, e sapendolo ha cercato di nasconderlo». Il sindaco ha sempre ricordato però in questo ultimo mese che la Regione ha nominato un consigliere che siede nel board e che non solo è informato quanto gli altri consiglieri di amministrazione, ma è anche sempre «allineato» agli altri.

Passando alla «Scala del calcio», venerdì il vicepremier Matteo Salvini è entrato a gamba tesa nel dibattito sul futuro del Meazza, contraddicendo le posizioni dei consiglieri comunali della Lega, che hanno già depositato mozioni a favore di san Siro: «Salvini ha dato il via libera a un nuovo stadio - spiega - noi diciamo che non va abbattuto».

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