Scala, contratto ok. Sala: "Bene i conti"

Scala, contratto ok. Sala: "Bene i conti"

Sì al nuovo contratto al Teatro alla Scala di Milano. Per chiudere il cerchio mancava l'ok alla parte normativa. Il via libera è arrivato proprio ieri nel corso di un Cda straordinario, dopo ben due anni di trattativa tra la dirigenza e i sindacati. Un lungo periodo dove la «pace interlocutoria» non è mai stata interrotta da scioperi e quant'altro. A proposito, l'ultima agitazione di una certa portata di cui si ha memoria risale al primo maggio del 2015, l'anno dell'Esposizione universale.

Ora il documento siglato dalle parti dovrà andare alla Corte dei Conti, dopo un referendum dei lavoratori con esiti positivi. Già, proprio così. E nella pratica, quando tutto sarà a regime, i dipendenti del Piermarini riceveranno un aumento economico medio pari a circa 150 euro. Un modo di procedere che in Italia riguarda due enti soli, la Scala appunto e l'Opera di Roma. Entrambi i teatri godono di autonomia. È la storia del cosiddetto «contratto unico», che unisce nazionale e integrativo. Una storia che parte nel 2014 quando l'allora ministro dei Beni culturali Dario Franceschini ha concesso al Piermarini e al Santa Cecilia quell'indipendenza riconosciuta ai soggetti virtuosi, che hanno così potuto darsi delle regole proprie.

E ancora sull'incontro, una serie di novità per adeguarsi ai tempi, come la cessione dei diritti per lo streaming e la possibilità su base volontaria della sanità integrativa. Dopo le decisioni i commenti. «Dal nostro punto di vista va bene - ha detto all'uscita del consiglio di amministrazione il sindaco Giuseppe Sala, che è presidente del Teatro, e riguardo alla consultazione dei lavoratori il primo cittadino ha sottolineato che «bisognerà fare in fretta»

Il motivo è legato proprio al fatto che senza l'ok definitivo dei lavoratori il contratto non potrà finire sul tavolo del tribunale dei conti che «esamina l'accordo nel momento in cui è tutto a posto». Un chiaro invito a «spicciarsi» per non arrivare a settembre. E subito sul tema arriva il controcanto dei sindacati, la Cgil: «Sicuramente il referendum entro il 15 luglio». Aggiunge la Uil: «Speravamo che la Corte dei Conti esaminasse il contratto immediatamente», e la Cisl non ha dubbi sul fatto che «i lavoratori approveranno l'intesa».

Durante il summit è stato nuovamente preso in esame l'eventuale modifica dello statuto scaligero che dovrà essere approvato dall'assemblea e dallo stesso Cda. L'articolo 11 è l'«oggetto» della modifica principale: prevede che il sostituto di un sovrintendente che non viene confermato possa essere designato con tre anni di anticipo, come è prassi in molti teatri europei. Altra questione i conti che sono stati nuovamente esaminati perché «la programmazione che la Scala ha scelto, con un numero di spettacoli importante, e il nuovo contratto impongono - ha spiegato il sindaco - che i ricavi non possano diminuire». Se nel periodo Lissner il budget del teatro era a quota 105 milioni, nel 2018 (sempre restando in pareggio) è salito a oltre 127.

E considerato che «non è immaginabile un aumento dei fondi pubblici», bisogna «confermare i fondi privati che sono significativi». Per questo, ha detto Sala, «abbiamo riguardato i contratti che abbiamo con le aziende e con i singoli sponsor, che vanno bene. Al momento la situazione è rassicurante».

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