Non c'è bisogno di dirlo, il bel canto in Italia, a Milano, vuole dire: Teatro alla Scala, con pochi rivali in questo campo nel Belpaese, nel mondo.
Il pubblico è (sempre) assicurato; oltre agli abbonati, ai fedeli al genere e agli interessati spot, riempiono molto il Piermarini anche i turisti. Gli spettacoli ultimamente sono aumentati così anche gli spettatori. Superfluo discutere sulla qualità, al di là delle critiche del momento ai livelli alti. Si sono riscoperte opere come «Orphee et Euridice» di Gluck; si sono rivisti lavori come la «Francesca da Rimini» di Zandonai. Torna «Aida» versione Zeffirelli.
Negli ultimi tempi grazie anche al direttore Riccardo Chailly, oltre ai «classici», non mancano lavori meno noti ma sicuramente interessanti. Basti ricordare che l'apertura della stagione scaligera 2018 è stata con «Andrea Chenièr» di Umberto Giordano. E per il resto a Milano, per quanto riguarda l'opera lirica? Non c'è granché, anzi poco o niente, zero «concorrenza». Sporadicamente ci sono delle piccole operazioni.
Per il resto bisogna rivolgersi a OperaLombardia, con le programmazioni dei teatri Donizetti di Bergamo, il Grande a Brescia, il Sociale di Como, ma anche il Ponchielli di Cremona e il Fraschini di Pavia. Lirica fuoriporta.
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