Scola apre il Refettorio tra sorrisi e polemiche: «Mai accusato la Lega»

E Salvini: «Amici come prima, per me caso chiuso» La nuova mensa per i poveri userà il cibo scartato

Scende dalla macchina con piglio deciso, il cardinale Angelo Scola, si dirige verso il variopinto portale di Mimmo Paladino, luogo d'accesso al neonato Refettorio ambrosiano: qui, a Greco, in un ambiente bello ed elegante, chef arruolati dallo stellato Massimo Bottura cucineranno per chi non ha pane il cibo scartato da Expo. Ma prima di entrare, l'arcivescovo vuole togliersi un pesante sassolino dalla scarpa che riguarda i suoi rapporti con la Lega.

«Io non ho mai detto, mai detto che la Lega non ha futuro. È seccante questa cosa» dichiara, con riferimento a un titolo di Repubblica che è stata la causa scatenante di un conflitto con Matteo Salvini, ma anche in polemica con altri casi simili in cui gli sono state virgolettate dichiarazioni che non aveva fatto in quei termini: «Vale per tutti, in maniera maggiore o minore». E se la domanda riguardava anche il leader della Lega e i suoi attacchi ai rom, nella sua articolata risposta il cardinale spiega di aver «esteso il concetto». E Matteo Salvini assicura che da parte sua è pace fatta: «Ha detto di essere stato frainteso e quindi amici come prima. Non ho mai litigato con il cardinale: ero solo stupito che avesse potuto dire una cosa del genere. Ha chiarito che non ce l'aveva con la Lega, per me il caso finisce qui».

Anche l'oggi porta con sé un nuovo dibattito. Riguarda l'investimento per il Refettorio ambrosiano, luogo ideato da Caritas ambrosiana insieme con il regista Davide Rampello e il cuoco pluri-stellato Massimo Bottura, oggi a caccia di fondi per sostentarsi (a breve verrà attivata una piattaforma dedicata su www.upeurope.com ). La domanda arrivata da più parti, se valesse la pena di spendere così tanto, potrebbe ricordare a qualcuno quella di Giuda, che davanti alla libbra di olio di nardo usata da Maria di Betania per cospargere i piedi di Gesù, si indigna: «Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?». Ecco, qualcosa che suggerisce interrogativi simili accade in questo periodo con il Refettorio: c'è chi lo considera un inutile spreco e ritiene che sarebbe preferibile destinare tutto il denaro al cibo invece che a un luogo bello in cui dar da mangiare a chi non ne ha.

Scola liquida le polemiche come «obiezioni banali», difende il Refettorio e spiega che «i poveri hanno fame di dignità» e non solo «di pane». Parla di capacità di «coniugare povertà e bellezza» «nel solco della tradizione milanese». Ricorda come, per costruire il Duomo, «i maggiori contributori sono stati i poveri e tra essi una folta schiera di prostitute».

Assicura che il Refettorio «non è un'operazione raffinata di un gruppo di intellettuali» ma «un gesto di condivisione umana a cui tutti gli uomini sono chiamati, di qualunque fisionomia, ceto, livello di cultura». Quel che manca oggi all'Europa, che ha bisogno di risorgere da «un individualismo che ha toccato vertici narcisistici eccessivi».

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