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Scontri di Buenos Aires: il gip dice no all’indulto

L’avvocato Mirko Mazzali aveva chiesto la scarcerazione, «in attesa dell’applicazione dell’indulto che spetta loro in base alla nuova legge», ma il giudice Piero Gamacchio ha detto no. Una decisione prevedibile dal punto di vista del diritto in senso tecnico: è vero che l’indulto viene concesso anche ai detenuti non definitivi, ma il giudice libera quelle persone che ragionevolmente sono in cella per una condanna che non sconteranno.
Qui il discorso è diverso: i 18, se la pena sarà confermata in appello, avranno un bonus di 3 anni e a questo sconto dovrà essere sommato il cosiddetto presofferto, ovvero il periodo già passato in carcere o ai domiciliari. Ma la somma non copre i quattro anni, insomma, per usare un linguaggio tecnico, la pena non è estinta. Gamacchio ha rifiutato la liberazione ma l’avvocato Mazzali è pronto a insistere: «Ricorreremo al tribunale del riesame. Non ci arrenderemo». Sono centinaia i detenuti in custodia cautelare che stanno lasciando il carcere. A Milano, fino all’11 agosto, erano 79 le persone rimesse in libertà, 40 quelle a cui era stata negata la scarcerazione. Ma capitano anche pronunce sorprendenti: a un nordafricano, già condannato in primo grado ad una pena inferiore ai tre anni, è stata negata la libertà, anche se la prognosi, come dicono i giudici, gli era favorevole.

In realtà la magistratura ha capovolto il ragionamento e ha fatto notare che in appello potrebbe pure arrivare una condanna assai pesante, ben più che in primo grado, per terrorismo internazionale. Accusa caduta invece nel primo dibattimento. Almeno per ora, l’uomo resta dentro. Per i 18 giovani, invece, l’appuntamento con l’indulto è solo rinviato.

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