A tre giorni dal voto, tiene banco ancora il caso Sesto San Giovanni. Il centrodestra attacca, il Pd per lo più tace, i 5 stelle sono frastornati, e Michele Foggetta torna a intervenire con un'autocritica, inequivocabile stavolta, e accompagnata da una reazione polemica. «Per quanto ammetta di aver trovato aberranti mie vecchie affermazioni rispetto a Israele - ha scritto ieri - sentirmi dare dell'antisemita da persone con tatuata addosso la firma di Mussolini ha del patetico».
Il candidato della sinistra nei giorni scorsi è stato travolto dalle critiche per alcune pesanti dichiarazioni rivolte in passato contro Israele e gli israeliani. Insulti insistiti, risalenti al 2010, 2011, 2014, anni in cui Foggetta era un militante politico locale e poi (dal 2012) consigliere comunale. Dopo una iniziale reazione irritata, Foggetta ha preso le distanze da quelle parole, ammettendo che «nella vita si fanno degli errori e poi si cambia». «Il linguaggio e il merito che ho usato non mi rappresentano più in alcun modo».
La questione, tuttavia, è rimasta aperta dal punto di vista politico, anche perché Carlo Calenda, leader di «Azione», ha chiesto al Pd di «scaricare» quello che ha chiamato il «candidato del campo largo», cioè dello schieramento Pd-sinistra-5 Stelle. Esponente di «Sinistra italiana», Foggetta ha vinto le primarie diventando il candidato dell'intero «centrosinistra», tanto che per sostenerlo, nelle ultime due settimane sono sbarcati a Sesto Enrico Letta e Giuseppe Conte. La vicenda, emersa in seguito, ha imbarazzato non poco i loro partiti, anche perché sul caso è arrivato anche un intervento del presidente del Memoriale della Shoah Roberto Jarach.
La Lega continua a martellare. La deputata Federica Zanella dubita che Foggetta possa «rappresentare degnamente i cittadini di Sesto», il deputato e presidente del Protocollo di collaborazione Camera-Knesset, Paolo Formentini ha invitato: «Chi lo ha candidato rifletta bene sull'opportunità di continuare a sostenerlo». Matteo Salvini ha annunciato che oggi sarà a Sesto per questo. «Gravissimo - ha detto - ci sia ancora chi odia Israele e la democrazia. La storia non ha insegnato nulla? Il Pd non ha nulla da dire?».
Non sono mancati gli interventi di FdI. Marco Osnato, che ha sempre militato a destra e da sempre è filo-atlantista e filo-israeliano, ha chiamato in causa la sinistra che - ha detto - «è sempre pronta a distribuite patenti di sincero democratico o peggio ancora a tacciare di impresentabile» ma che «non riesce a vedere la trave che da sempre ha al suo interno». Per il deputato di Fdi, «il Pd milanese non ha mai preso sinceramente le distanze da quei centri sociali che da sempre invocano l'odio contro Israele» e invece «è ora che tutta la sinistra italiana non solamente politica faccia un'analisi interna e prenda provvedimenti seri». L'assessore regionale Riccardo De Corato ha parlato di un «assordante silenzio del centrosinistra lombardo e del primo cittadino di Milano».
E nel Pd, oltre a Daniele Nahum è intervenuto Lele Fiano, deputato già presidente della Comunità ebraica, che ha definito quelle di Foggetta «parole inaccettabili, insultanti e vergognose». «Quando si attacca il diritto stesso di Israele ad esistere - ha sottolineato - come ho avuto modo di spiegare a lui stesso, si passa direttamente dall'antisionismo all'antisemitismo». «Per le parole che lui disse - ha aggiunto - io sarei stato pronto a indicare, che se fossi stato sestese non avrei votato per lui e non sarei andato a votare». Poi Fiano ha spiegato di aver accettato in pratica le scuse di Foggetta, che ieri le ha ribadite, senza mostrare autoindulgenza. «Voglio porgere le mie scuse più sentite - ha detto - ricordando che io non ho mai attaccato la comunità, ma le politiche del governo israeliano. Spero che possano capire».
Quanto alle accuse di antisemitismo che mi stanno arrivando «specie sul territorio sestese - ha aggiunto - mi sento di dire che sono ridicole e fastidiose». E ha annunciato di aver presentato «una denuncia a carico di ignoti».
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