Lo scontro sulle primarie trasforma Como nella capitale della politica

Lo scontro sulle primarie trasforma Como nella capitale della politica

Como non si è accontentata di essere la prima città lombarda a ospitare le primarie del Popolo della libertà che avranno luogo domani. La provincia lacustre s’è resa infatti paradigma dello stato nazionale del partito che da queste parti ha messo in scena un vero e proprio scontro di potere.
Per chi ne avesse, a fugare ogni dubbio sul fatto che quelle comasche non siano esattamente primarie qualsiasi, basta un elenco: il coordinatore nazionale del partito Ignazio La Russa, l’ex ministro Mariastella Gelmini e Daniela Santanché, l’onorevole Mario Valducci, responsabile nazionale delle primarie, il governatore della Lombardia Roberto Formigoni, il coordinatore regionale del Pdl Mario Mantovani. Lo stato maggiore del partito ieri ha respirato aria di lago per la presentazione ufficiale dei candidati pidiellini: Laura Bordoli e Sergio Gaddi. Un dispiegamento di forze che fotografa quanto la partita in corso in quello che dal 1994 è il «Mugello» del centrodestra non sia affare squisitamente locale.
Un Mantovani orgoglioso di questo slancio democratico, «in cui si sfidano - ha spiegato ieri - due profili di livello: Sergio Gaddi, che ha esteso e resa nota Como in tutta Italia e pure oltre confine e Laura Bordoli, non iscritta al partito, esponente della società civile». Quattordici sedi elettorali e grande aspettativa sull'affluenza, come spiega Valducci: «A Trani la risposta ha superato le attese, con oltre novemila votanti. Se si considera che le nostre non sono primarie di coalizione, il dato è a dir poco rilevante. Se poi lo si sposa al recente sondaggio che a Como vorrebbe il Popolo della libertà in testa con il 32,4 per cento, si può parlare di controtendenza. Le primarie non sono uno strumento obbligatorio, almeno in questa prima fase. Sono indubbiamente un segnale di apertura da parte del partito, per cui pretendiamo la massima trasparenza e cui vorremmo partecipassero anche quelli che per anni sono stati nostri alleati, parlo dei i leghisti».
E per un governatore Formigoni che annuncia «il bagno democratico», sinonimo di svolta, «all'insegna delle regole», c'è anche un La Russa possibilista: «Non è escluso che anche a poche ore dal voto uno dei candidati si ritiri, magari trovando un accordo». Secondo quell’auspicio di unitarietà più volte espresso sia dai vertici nazionali che da quelli lombardi. Mentre Gelmini e Santanché lodano più in generale «la morte delle nomine dall'alto» assecondando la nuova stagione di partecipazione inaugurata dal segretario Angelino Alfano.
Il perché di tanta (illustre) attenzione risiede nei profili dei due «corridori»: uno emanazione dell'apparato, l'altro carismatico d'esperienza. Laura Bordoli, revisore dei conti in Comune, impolitica per storia ed esperienze che guarda al domani cittadino dallo spioncino fatto di tecnicismi, contrattualistica e Pgt, viene appoggiata dai vertici locali del partito. Al suo fianco si schierano, difatti, il coordinatore provinciale Alessio Butti (capofila della componente ex An) e il suo vice, Patrizio Tambini, volto dell'area ciellina. Entrambi vicini al sindaco uscente Stefano Bruni (targato Comunione e liberazione), muovono i fili della macchina partitica essendo a dir poco distanti dall'altro candidato, Sergio Gaddi. Attuale assessore alla Cultura, padre delle «grandi mostre di Villa Olmo», conosce e ha conosciuto la gavetta. Berlusconiano dal '93, è un creativo che della città vorrebbe fare un incubatore culturale, nido per turismo elitario e attrattiva per investitori e intelligenze straniere.

A sostenerlo due consiglieri regionali, incarnazione dell'area liberal comasca: Giorgio Pozzi e Gianluca Rinaldin.
An e Cl vanno perciò allo scontro con la faccia liberale del partito. Eh sì, questa è tutt'altro che una partita locale.

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