La scuola insegna ai bimbi a programmare i computer

Gli esperti: «Pochi laureati digitali, bisogna rimediare» e agli istituti Faes corsi di pc per gli alunni di sette anni

Michelangelo Bonessa

Colmare i vuoti per smettere di produrre analfabeti del terzo millennio. Hanno questo ambizioso obbiettivo i corsi di creative coding e robotica che sono nel programma curricolare delle scuole Faes già per i bambini di 7 anni. Non è un problema da poco, tanto che le aziende da tempo chiedono che le scuole si modernizzino: secondo l'indagine, «Talent Shortage Survey», condotta dalla società di lavoro interinale Manpower su 41mila aziende in 42 paesi, quasi un terzo delle imprese italiane fatica a trovare le competenze giuste, specie in ambito tecnico, commerciale e informatico. Il lavoro c'è quindi, ma non i lavoratori adeguati. E non si tratta di dover studiare solo inglese e informatica, ma di renderli parte integrante del percorso formativo perché senza queste competenze è difficile immaginare un futuro anche per le categorie tradizionali.

«Appena il 5% dei laureati che escono dalle università italiane hanno competenze digitali e imprenditoriali concrete che li rendono pronti al futuro - spiegano dal Faes citando una ricerca di University2Business, società del Gruppo Digital360 - e 3 responsabili delle risorse umane su 4 ammettono di non riuscire a trovare risorse adeguatamente formate dal punto di vista tecnologico».

Non devono tutti diventare programmatori, come non diventano tutti filosofi o chimici, ma si tratta di conoscere le basi di una materia fondamentale come spiega Sam Guinea, collaboratore del Faes responsabile del progetto: «Noi intendiamo potenziare già nei bambini il pensiero computazionale facendo riferimento al linguaggio informatico (con coding si intendono le istruzioni operative che si danno a un pc, o a un robot), ma ciò è importante indipendentemente dalla carriera professionale che si sceglierà un giorno, perché ha a che vedere in generale con il problem solving. In estrema sintesi, un problema complesso va analizzato in maniera critica e scomposto in problemi più piccoli».

Ci sono diversi gradi e approcci in questo istituto scolastico. Da bambini si parte usando Scratch, un linguaggio grafico semplice con cui realizzare storie animate, piccoli giochi, progetti di scienze, tutorial di trigonometria, biglietti di auguri animati. Per arrivare agli ultimi anni di elementari a muovere i personaggi di elementari videogames. «Nelle classi della Secondaria di primo grado le lezioni di coding vedono l'affiancamento del docente di educazione tecnica - precisano dal Faes - attraverso linguaggi adatti a sviluppatori alle prime armi, come Scratch prima e Python poi, gli studenti arrivano a progettare e a realizzare interamente semplici videogiochi, affrontando logiche algoritmiche più complicate rispetto a quelle viste negli anni precedenti, e si confrontano con la robotica e la sensoristica».

Al liceo poi i ragazzi avranno la materia «Digital» che si articola in due percorsi: «Uno riguarda i Raspberry Pi, veri personal computer dalle dimensioni leggermente più grandi di una carta di credito che sono sempre più utilizzati nella realizzazione di progetti di Internet of Things - spiegano dal Faes - L'altro invece si concentra sullo sviluppo di progetti di robotica, di cui vengono esplorati alcuni degli algoritmi tradizionali: i robot sono realizzati programmando i Lego Mindstorm attraverso l'uso di Python e resi in grado di affrontare alcune fide, come uscire in maniera autonoma da un qualsiasi labirinto o realizzare semplici bigliettini su carta in base a un insieme di istruzioni forniti dall'utente».

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