La scure del governo sui pendolari lombardi: treni a rischio stangata

Al comparto ferroviario 270 milioni in meno in due anni Possibili aumenti dei biglietti. La Regione: «Ci opporremo»

La scure del governo  sui pendolari lombardi:  treni a rischio stangata

All’inizio dell’anno la Regio­ne aveva promesso di non aumen­tare più il biglietto del treno. Ma è dura mantenere l’impegno con la batosta della spendig review in ar­rivo dal governo. I tagli previsti dalla manovra infatti toglierebbe­ro al trasporto f­erroviario lombar­do la bellezza di 270 milioni di eu­ro in due anni (100 milioni nel 2012 e 170 nel 2013). «Per noi è una grossa botta - ammette l’as­sessore ai Trasporti Raffaele Cat­taneo - è vero che i conti di Tre­nord sono buoni e che qualche polmone per assorbire il colpo lo abbiamo. Ma la cifra è alta».

Per ora non si parla di aumenti veri e propri, ma il rischio c’è e al Pirellone ne sono consapevoli. «Al momento però - precisa l’as­sessore- l’unico aumento delle ta­riffe reale sarà l’adeguamento al­l’inflazione. E dobbiamo ancora valutare se il rincaro ammonterà al 2 o al 3%».

Insomma, le casse regionali non se la passano granché bene: da poco sono arrivati i fondi stata­li del 2011 ma si attendono anco­ra quelli del 2012 ( circa 250 milio­ni) e le Regioni stanno lottando compatte per non scendere son­no 1,7 miliardi ( da ripartire fra tut­te) per il 2013. Cattaneo, che da an­ni lotta con finanziamenti statali, slittamenti e tagli, avanza la sua proposta per rendere la vita un po’ più facile alle regioni (virtuo­se): «Chiediamo che le risorse del 2013 vengano fiscalizzate- sugge­risce- In questo modo non dipen­deremmo più dai trasferimenti, che possono essere tagliati».

E poi ribadisce che le sforbicia­te non dovrebbero essere uguali per tutte le regione ma qualcuno a Roma dovrebbe tener conto di come ogni singola Regione ammi­nistra bilanci e servizi. Uno per­ché la Lombardia ha già tagliato il tagliabile (a cominciare dai diri­genti del Pirellone). Due perché fa venire un bel nervoso vedere co­me lo Stato riappiani i debiti di cer­te regioni perennemente in rosso senza aiutare chi lavora bene. Nel­la speranza che ci sia un ripensa­mento all’ultimo momento sulla spending review , Cattaneo non riesce a trattenere una considera­zione: «Per fare queste cose basta­va un sottosegretario del Penta­partito, non c’era bisogno del go­verno dei professori».

Anche il presidente Roberto Formigoni ha un diavolo per ca­pello sull’argomento e annuncia una mobilitazione in Parlamen­to: «Mi auguro - spiega - che tanti partiti siano d’accordo nel correg­gere i punti sbagliati di questo de­creto che avrebbe gravi ripercus­sioni in campo sanitario e in quel­lo del trasporto pubblico locale». Con le dovute correzioni, la spen­ding review «è una iniziativa giu­sta, doverosa, da condurre con co­raggio. Da affiancare - sottolinea Formigoni - alla dismissione del patrimonio pubblico non strategi­co. L'intero patrimonio vale 500 miliardi, equivalenti a un quarto del debito pubblico nazionale».

Ma se il decreto dovesse passa­re così com’è, le conseguenze sa­rebbero difficili da gestire. Per ora la linea della Regione Lombardia è quella di non ridurre i servizi né di arrestare la crescita. «Abbiamo messo 639 corse in più in Lombar­dia negli ultimi tre anni, siamo l’unica regione che non ha taglia­to i servizi ma li ha aumentati - fa i conti l’assessore ai Trasporti - . In questi giorni il Piemonte ha chiu­so 11 linee ferroviarie, se a Roma c’è qualcuno che vuole a tutti i co­sti che anche la Lombardia faccia così, sappia che si sbaglia, noi ci opporremo con tutte le forze a un provvedimento sbagliato».

Niente tagli dei treni quindi, so­prattutto per rispettare il primato che ad oggi la Lombardia detiene: è l’unica regione che rispetta i pa­rametri del piano CrescItalia. Ed è l’unica regione a non aver ridot­to i servizi ferroviari ma ad averli aumentati del 7,7% con 137 corse in più.

A parte il Molise (che regi­stra una crescita del 1,6%), nessu­n’altra regione ha aumentato né corse né treni (la Liguria in due an­ni ha ridotto i servizi dell’ 11,5%, la Campania dell’11,1%, il Piemon­te del 9,6%). Ma i tagli saranno uguali per tutti, in proporzione al numero di abitanti: senza tener conto di ciò che è stato fatto nei mesi scorsi per risparmiare.

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