«Se c'è Sala, fuori la sinistra La coalizione non esiste più»

Il presidente del consiglio comunale: «Questa candidatura cambia tutto Orizzonte diverso, lo dice anche lui»

Alberto GiannoniVeterano di Palazzo Marino e capolista della «Sinistra per Pisapia», nel 2011 Basilio Rizzo è stato scelto come presidente del Consiglio comunale. Oggi questa bandiera della sinistra milanese è pronto a certificare la fine della coalizione, se il Pd andrà avanti con l'idea di candidare a sindaco il manager Giuseppe Sala.Allora Rizzo, la vostra sinistra alle primarie ci sarà?«Io ritengo che queste di cui ci parla non siano le primarie della coalizione del 2011. Con la presenza di Sala sono le primarie di altri, sono un'altra cosa. Di quella coalizione cosa resta se Sala per primo dice: Io non sono in continuità? Io lo rispetto, ma Sala non è dentro questo orizzonte. Lui stesso lo riconosce».Il fatto che partecipi la numero due di Pisapia non cambia niente per voi? «Balzani e Majorino sono membri della giunta sostenuta da tutta la coalizione. In cosa si è distinto Sala? Nel dire io non sono Pisapia, o Voglio essere non in continuità, voglio un cambiamento».Quel centrosinistra non esiste più?«Io sostengo che con questa prospettiva quello che viene chiamato centrosinistra in realtà non lo è. Sala è una figura che personalmente rispetto, ci ho parlato giorni fa e gli ho detto: Sei il migliore candidato altro rispetto a noi». Ma è il candidato del Pd.«Non so, sono problemi del Pd. Se non fosse stato commissario Expo... quali sono le ragioni di questa candidatura? Sala ha un pedigree da manager. È stato essere stato direttore generale con la Moratti».Gliene fa una colpa?«Non è questo. Il messaggio è che serva un manager alla guida dei Comuni. Ma i manager applicano quello che la politica decide. Però l'idea, il progetto, il pensiero, i sogni di governo anche, sono un'altra cosa».Abbiamo scritto che l'uomo che si candida davvero a sindaco è Matteo Renzi. «È un fatto oggettivo, tutti lo vedono così. Ed è legittimo. Però si dica che si vuol fare un'altra cosa. La rispetto ma sto fuori. Vede, con questa amministrazione, in alcune occasioni non siamo andati d'accordo ma l'impianto generale è quello e sono stato leale. Io non voglio cambiar orizzonte».Sala cambia natura al Pd e alla sinistra? «È più simile al governo centrale. Io ho sempre pensato che fosse il governo di Milano un modello per il Paese. Guardi, finché c'erano Fiano e Majorino io ho partecipato alle loro presentazioni. Erano dentro questo orizzonte. Magari ci sarebbe stato un altro candidato. Non è così per Sala. Se c'è Sala non ci siamo noi». Ma Sel sembra volerci essere.«Io ho sempre lavorato per l'unità di tutte le forze alla sinistra del Pd. Penso e spero che staremo tutti fuori. Invece qui il problema sembra quello di sdoganare Sala».Che peraltro ha confessato di aver sempre votato Pci, poi Pds, Ds e Pd».«Se di Parigi si disse che val bene una messa, Milano non è così svalutata da non valere una dichiarazione di voto. Ma un manager non ha bisogno di tessere».Il giudizio sulla giunta uscente è positivo? «È condizionato dalla vicenda di Expo. Si è deciso di puntare tutto su questo. E adesso serve un disegno di rottura, di svolta. Dobbiamo uscire dalla cerchia dei Navigli. E, a proposito di Expo, fare i conti realmente su come sono andate le cose. Fare luce sui numeri. A proposito, vi immaginate un sindaco che dica: Non vi do i numeri? Non mi pare un buon esempio di sindaco».E cosa farete quindi?«Io auspico le primarie della coalizione del 2011. Se si altera questo, tutti fuori. Lavorerò per l'unità delle forze del cambiamento. C'è uno sforzo anche nazionale, possiamo farlo anche a Milano». Sinistra italiana per Milano? «Non voglio mettere cappelli, direi Sinistra per Milano. Serve una massa critica capace di condizionare le scelte».Le priorità?«Le periferie, intese come periferie sociali, i ceti popolari, il lavoro. Poi la casa e voglio anche dire che è troppo facile parlare di integrazione dal caldo di case lussuose del centro città».Lei ha portato al Famedio il primo uomo di destra, Franco Servello. È pentito?«Non l'ho portato io ma non mi sono opposto.

Il mio ragionamento è che non si possono fare premi di annata a seconda di chi governa. Io sono stato in Consiglio per tanti anni e partecipo ai cortei antifascisti. Preferisco aver manifestato contro di lui in vita piuttosto che escluderlo da morto».

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