Una famiglia in ostaggio del presente, della sua velocità imposta dalla tecnologia, dalla fluidità dei sentimenti e delle relazioni. Insomma, un gran caos (divertente e condito da un colpo di scena finale) se a scriverlo e a portarlo su palcoscenico è Cristina Comencini, figlia d'arte che ha sempre dimostrato di sapersi muovere con estremo agio tra romanzo, cinema e teatro. Tempi Nuovi è la commedia che in cartellone al Teatro Manzoni da questa sera al 24 febbraio per la regia della stessa Comencini (ore 20.45, domenica ore 15.30, ingresso 35-23 euro, info 02.76.36.901) vede Maurizio Micheli e Iaia Forte principali protagonisti nel ruolo di marito e moglie. Lui, Giuseppe, uno storico che vive immerso nei libri, refrattario ai cambiamenti, dunque un uomo immerso nel passato; lei, Sabina, una giornalista abituata a misurarsi col presente. E poi ci sono due figli, che agli occhi dei genitori appaiono messaggeri del futuro: Clementina (Sara Lazzaro) vive fuori casa e Antonio (Nicola Ravaioli) è uno studente abituato ad abbeverarsi a Wikipedia. Questa famiglia, a causa della dittatura dei «tempi nuovi», perde il proprio equilibrio e (faticosamente e forse) lo ritroverà. Pur se all'insegna di un'acuta ironia, lo spettacolo in arrivo al Manzoni deve misurarsi con la tristezza di una perdita: nel ruolo che oggi è di Maurizio Micheli doveva esserci Ennio Fantastichini, scomparso l'1 dicembre scorso. Alla presentazione dello spettacolo, Cristina Comencini sceglie poche e sentite parole: «Ennio non amava le celebrazioni e dunque dico solo che ci manca, e che personalmente ho la sensazione che tutto questo non sia mai avvenuto. Senza di lui questa commedia diventa qualcosa di nuovo». Ne è consapevole Maurizio Micheli, veterano dell'ironia su palcoscenico, che spiega: «Io sono un attore comico dunque, pur avendo rispettato il testo, ho aggiunto la mia cifra personale.
Nel personaggio c'è molto di me: Giuseppe è un passatista, un uomo forzato ad adeguarsi alla tecnologia. Quanto a me, nella vita di tutti giorni, non possiedo nemmeno il bancomat, e al telefonino mi ci sono rassegnato per ordine famigliare». Una vera e propria trasformazione è invece quella di Iaia Forte: «Mi sono sempre calata in ruoli drammatici, estremi e popolari spiega l'attrice napoletana Interpretare una giornalista borghese benestante e per di più in una commedia è per me qualcosa di... esotico». Nelle scene di Paola Comencini (sorella della regista) i personaggi si muovono in un intreccio di dialoghi abilmente cesellati, il cui comune denominatore è la tragicommedia di una dittatura: quella tecnologica digitale. «Quest'epoca ci obbliga alla velocità spiga Cristina Comencini Una velocità che non è naturale per l'uomo, soprattutto nel momento dell'apprendimento. Io sono madre di figli cresciuti nell'epoca analogica e di figli digitali e posso dire, senza voler essere reazionaria, che i primi hanno goduto di un paradiso precluso ai secondi. Oggi si fatica molto di più ad approfondire: tutta l'informazione, subito, sul telefonino, non aiuta la riflessione.
Poi, naturalmente, chi ha la capacità di studiare e concentrarsi e riesc a usare la tecnologia senza farsi usare da essa. finisce nella classe dirigente». La comodità può portare alla pigrizia e alla sudditanza, dunque, e - commedia o non commedia - in questo c'è poco da ridere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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