Dacci oggi il nostro pane quotidiano: ma quello vero, senza nano particelle di metalli pesanti. L'Italia provvede solo alla metà del suo fabbisogno e sono oltre 4000 tonnellate di semilavorati che vengono scongelati e venduti nei supermercati e in Gdo come «pane appena sfornato». Il 25% proviene dai Paesi dell'Est e produrlo costa tre volte meno che in Italia: se si considera che il prezzo medio del pane a Milano è tra i più alti della penisola, fino a 16 euro al chilo per il pane bianco, il margine è interessante, in modo inversamente proporzionale ai controlli sanitari e ai conservanti che vengono dalla Romania, chiamata non a caso il «granaio d'Europa». Ma se negli ultimi 30 anni il prezzo del grano è diminuito e del pane quintuplicato, il motivo non sta nel costo della materia prima, pressoché irrilevante, ma in Italia incidono pesantemente i costi del personale, di affitto e di macchinari. L'escamotage? Acquistare grano dall'origine non pervenuta, conservato per cinque anni all'interno di silos a contatto con il metallo magari trasportati in camion non sterilizzati. La salvezza è affidarsi ai panifici artigianali di Milano e alla passione per la ricerca della qualità e per il culto del prodotto che li contraddistingue.
A Milano in questi anni si sta sviluppando sempre più la richiesta per il pane di qualità, da portare a casa o da consumare al ristorante, con un'attenzione all'indicazione della provenienza del grano, l'uso del lievito naturale e una sempre maggior proposta per intolleranti al glutine. L'ultimo trend? I pani regionali, perché se ogni paese ha un suo dialetto, così il suo pane autoctono, dal pane di Altamura alla focaccia di Recco.Se il lievito madre batte la michetta
Cresce in città la richiesta di prodotti artigianali, biologici o gluten free. Ecco gli indirizzi migliori
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