L'ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha smesso i panni del magistrato (è in pensione da tre anni) ma colpisce ancora. Da manager, ha incassato la seconda sentenza a favore contro il Comune nella vicenda dell'appalto per la gestione dei rifiuti urbani a Milano. Per la seconda volta, dopo la prima sentenza di fine febbraio 2021, il Tar ha accolto l'istanza promossa da Impresa Sangalli Giancarlo, di cui Robledo è presidente dal 2019, e ha sospeso l'efficacia della gara europea pubblicata da Palazzo Marino per la gestione del servizio rifiuti per sette anni (prorogabili per altri due), un appalto dal valore di oltre 2,4 miliardi di euro. Il Comune è stato condannato anche al pagamento delle spese legali. I giudici amministrativi, in sostanza, non approvano le linee di indirizzo redatte dall'amministrazione, il bando era stato articolato in un unico lotto (per spazzamento, raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento). Nel 2021 il Tar aveva già accolto un ricorso della Sangalli e anche quello presentato Iren Ambiente, colosso emiliano già attivo nel settore a Reggio Emilia, Parma, Piacenza, La Spezia, Torino e Vercelli, che oltre a difendere la libera concorrenza e la partecipazione delle piccole e medie imprese contestava pure i 90 giorni di tempo concessi per un appalto così complicato.
Nella sentenza dello scorso 2 marzo il Tar nel merito scrive che «le linee di indirizzo redatte dall'amministrazione, sulla base di una relazione tecnica elaborata dall'Università Bicocca, sono centrate, essenzialmente, sul risparmio di spesa che sarebbe conseguibile tramite il lotto unico, sulla ritenuta apertura al mercato anche in caso di lotto unico e sull'esistenza di esigenze di omogeneità nell'esecuzione complessiva del servizio». Ma il Tribunale evidenzia che «le argomentazioni del Comune, che sono espressione di discrezionalità tecnica e amministrativa, da un lato non soddisfano lo specifico onere motivazionale cui si riferisce la giurisprudenza dominante, dall'altro sottendono un'istruttoria parziale e inadeguata» e non risultano «coerenti sul piano logico». Il Comune sostiene che il lotto unico, a differenza dello «spacchettamento» dei servizi comporterebbe un risparmio pari a 17,3 milioni all'anno. Fino ad oggi la gestione rifiuti è stata svolta da Amsa, che continuerà a operare in deroga, e l'azienda costola di A2a e partecipata dal Comune, con il maxi appalto difficilmente avrebbe concorrenti. Ma la sentenza smonta pure il calcolo del risparmio in base alla popolazione presente nello studio della Bicocca.
«Prendiamo atto con favore della pronuncia dei giudici e ci auguriamo che non si avveri il vecchio adagio non c'è due senza tre ma finalmente il Comune si decida a
predisporre un bando rispondente ai criteri di legge e alla normativa sulla concorrenza, principio di carattere europeo» dichiara Robledo. Ma Palazzo Marino sembra intenzionato a procedere con gli altri gradi di giudizio.
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