Diventare eroi di un fumetto, almeno da quando Umberto Eco ha dato dignità al genere (Diario minimo, saggio su Steve Canyon, 1963), consegna all'immortalità culturale. Non che Giorgio Strehler ne avesse bisogno: morto vent'anni e un mese fa, al fondatore del Piccolo non servono le nuvole parlanti perché gli si riconosca il ruolo indiscutibile nel teatro e non soltanto. Invece un fumetto c'è, Un fumetto da tre soldi, edizioni Beccogiallo, che racconta l'incontro, nella Milano nebbiosa e nevosa dell'inverno 1956, l'incontro tra Strehler e Bertolt Brecht. Quell'anno, il 27 febbraio, ci fu la prima italiana dell'Opera da tre soldi, regia di Strehler, tra gli interpreti Tino Carraro (Mackie), Mario Carotenuto (Peachum), Marina Bonfigli (Polly), Milly (Jenny). In sala, accolto con gli onori dovuti a un mito, il drammaturgo tedesco Brecht. Il romanzo a fumetti è una dietro le quinte. Descrive un genio al lavoro e rimanda all'atmosfera culturale della città durante uno dei suoi frequenti momenti positivi. Gli autori sono Davide Barzi, Claudio Riva (sceneggiatori) e Alessandro Ambrosoni (illustratore). Il libro parte dallo scambio di idee tra Strehler e Brecht, a Berlino Est, e mette in scena (pardon, disegna) altri protagonisti di quegli anni. Nomi come, oltre Brecht, Paolo Grassi, Tino Carraro, Milly, Mario Carotenuto. I luoghi, ben restituiti dal suggestivo tratto di Ambrosoni, sono il Piccolo di via Rovello, la Galleria, i Giardini e altri angoli milanesi.
Il fumetto ha la prefazione di Alberto Benedetto, direttore di produzione del Piccolo, e testimonianze di Gian Carlo Dettori, Giulia Lazzarini, Nicoletta Ramorino, Filippo Crivelli. Oltre che i ricordi di Antonello Negri, figlio del musicista Gino Negri, e un'intervista a Claretta Carotenuto. Sarà un fumetto da tre soldi, ma vale molto. AB- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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