Se la sinistra dimentica i diritti delle donne

Si potesse esprimere un desiderio (sia detto assolutamente senza nessuna ironia), ci sarebbe da chiedere di poter vivere nel mondo di Paolo Limonta (nel tondo). Il robusto e sempre sorridente braccio destro del sindaco Giuliano Pisapia che vede tutto sempre bello. Come ieri accompagnando l'assessore Cristina Tajani all'Arena per festeggiare la fine del ramadan. La bufera diplomatica per l'assenza del sindaco? Invisibile con le lenti fatate di Limonta. «Senz'altro è una mancanza di rispetto - la reazione minacciosa di Abdel Hamid Shaari, l'imam di viale Jenner - Lo segneremo nella nostra memoria». Parole volate nel vento. Perché Limonta vede ben altro. «Alle 8,30 sono salito sul 12 in Corso di Porta Vittoria - racconta su Facebook - e mi sono trovato su un tram de Il Cairo o di Tunisi. Il tram era strapieno di colori, odori, sapori che, da tempo, convivono a Milano con colori, odori e sapori diversi in un miscuglio che rende più ricca, più bella, più umana questa città. Come sempre, una parte consistente dei passeggeri del tram mi ha scambiato per un arabo (come succede spessissimo quando visito i loro paesi) e devo dire che vedere e sentire donne e uomini salutarmi con un sorridente “salam aleikum” mi ha fatto particolarmente piacere. (...) Perché questa è la città in cui sono contento di vivere e nella quale le parole razzismo, xenofobia, esclusione ed egoismo avranno sempre meno diritto di cittadinanza». Belle parole. Ma a risvegliare Limonta dal suo paese delle meraviglie, ci pensa un commento. «In Egitto e in Tunisia mi pare che le donne non stiano vivendo la stessa tua estasi. Basta con queste religioni, ramadan e quaresime, inferni e paradisi, fondate su dogmi e preclusioni.

Noi laici abbiamo nel sangue la rivoluzione francese!». Perché Limonta, perso nel suo mondo di fiaba, forse non si è accorto che per la prima volta in duecento anni, ieri all'Arena le donne sono entrate separate dagli uomini. E nessuno ha protestato.

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