La Commissione europea ha stabilito ieri che tra le società Sea Handling e Airport Handling non c'è continuità. Una decisione con cui scrive la parola fine alla lunga e complessa vicenda relativa ai (presunti) aiuti di Stato incassati da Sea Handling tra 2002 e 2010. La Commissione ha accertato che i 25 milioni con cui la capogruppo Sea ha capitalizzato nel 2014 la neonata Airport Handling non costituiscono aiuti di Stato e stabilendo la discontinuità tra la vecchia e la nuova società dei servizi aeroportuali di terra ha reso inesigibili i 456 milioni di aiuti (360 di capitali più interessi) richiesti a Sea Handling che, posta in liquidazione, non è in grado di pagare più nulla. La vicenda è complessa, l'inizio è nel 2012.
La Commissione stabilì che nell'arco di otto anni la società Sea Handling, che chiudeva i bilanci in perdita, era stata ricapitalizzata con aiuti di Stato, essendo la controllante Sea di proprietà pubblica. La tesi fu strenuamente contrastata da quest'ultima: se Sea Handling avesse dovuto restituire quella cifra colossale, non solo sarebbe fallita all'istante, ma soprattutto avrebbe fatto perdere il lavoro a 1.700 dipendenti. Così, tra piogge di ricorsi, la soluzione, frutto di sottili alchimie giuridiche, fu trovata nell'«abbandono» di Sea Handling e nella costituzione (settembre 2014) di Airport Handling, capitalizzata con 25 milioni. Il punto è che le due società, per evitare il rimborso, dovevano essere totalmente estranee tra loro, senza alcuna continuità operativa: altrimenti il debito dell'una sarebbe passato all'altra. Così i duemila dipendenti furono licenziati e riassunti (anche dalla capogruppo) rivedendo attività e stipendi; i mezzi aeroportuali riacquistati, i vertici rinnovati. Per rendere ancora più forte il solco tra le due entità, fu introdotto un trust che avrebbe dovuto gestire in assoluta autonomia Airport Handling, almeno fino a quando non si fosse completata la liquidazione di Sea Handling.
Ma l'Ue, in parallelo alla vicenda principale, ha rivolto la propria attenzione su quei 25 milioni di dote iniziale per la nuova società, chiedendosi se essi stessi si configurassero come aiuti di Stato e se lasciassero intendere una liaison tra le due società. Il responso di ieri è dunque doppiamente importante: da un lato chiarisce che quei soldi non sono un aiuto illecito, e dall'altro stabilisce letteralmente che «non c'è continuità economica» tra i due soggetti. Questo significa che i 456 milioni andrebbero richiesti solo a Sea Handling, ormai inesistente: a nessun altro.
Grande soddisfazione in casa Sea, per la quale si tratta della sostanziale chiusura di una vicenda delicata e molto insidiosa. Il presidente Pietro Modiano ha sottolineato la bontà delle scelte effettuate, che hanno permesso di salvare i posti di lavoro e di creare una società in grado di attirare nuovi investitori.
Alla fine dello scorso anno, infatti, la società di servizi aeroportuali Dnata di Dubai, controllata dalla stessa proprietà di Emirates, ha acquistato il 30% di Airport Handling, con la possibilità di salire fino al 70%.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.