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Sea, [NOTE][/NOTE]lavoratori contro la vendita È il primo sciopero anti-Pisapia

Sea, [NOTE][/NOTE]lavoratori contro la vendita È il primo sciopero anti-Pisapia

Uno sciopero di 4 ore a Linate e Malpensa il 27 marzo. E già lunedì pomeriggio un presidio «con centinaia di lavoratori» davanti a Palazzo Marino, durante la seduta del consiglio. I sindacati confermano la battaglia contro la vendita delle quote Sea annunciata dal Comune. Fumata nera ieri in prefettura dove Gian Valerio Lombardi ha aperto un tavolo di conciliazione tra le parti. Impossibile «per il semplice fatto che l’unico soggetto che poteva permetterla, l’azionista, non si è presentato» puntualizzano i rappresentanti dei Trasporti di Cgil, Cisl e Uil Rocco Ungaro, Roberto Rossi e Lauro Facchini. Quindi: avanti con il primo sciopero delle sigle contro il sindaco Giuliano Pisapia, martedì 27 marzo i voli saranno a rischio dalle 11 alle 15. «Siamo tutti uniti e decisi - afferma Rossi per la Cisl - perchè non capiamo come si possa vendere un’azienda che negli ultimi anni ha portato a 500 milioni di dividendi. È un non senso». Primo round in piazza Scala lunedì «per esprimere il dissenso non tanto sulla scelta finale ma su un percorso nel quale vogliamo dire la nostra».
E la scelta finale - vendita del 25% di Sea - ha ormai il semaforo verde sia del segretario lombardo della Uil Walter Galbusera che della Cisl Danilo Galvagni. Il primo ha già chiarito che il problema «non è il padrone ma il futuro degli scali» dunque si tratta sui «piani strategici per Linate e Malpensa». Anche Galvagni ieri a un convegno con l’assessore al Bilancio Bruno Tabacci - che tesse il passaggio di un altro quarto di Sea allo stesso Fondo F2i che a dicembre ha già acquistato il 30% -, ha precisato che la Cisl di Milano «è favorevole alla cessione ai privati, ma a due condizioni». Ossia: «Garanzia degli attuali livelli occupazionali» e «un piano di azionariato diffuso che consenta ai lavoratori l’acquisto agevolato, anche ricorrendo a un anticipo del Tfr. Un pacchetto del 2-5%». Resta ferma la linea della Cgil. Per Onorio Rosati «siamo di fronte a uno sciopero non rituale, è un invito alla giunta, nessuno escluso, e ai partiti che siedono in aula a dare risposte chiare e precise sul futuro di aziende strategiche come Sea. Non è necessario che il Comune mantenga il 51%, non è un vincolo ideologico. Può scendere anche al 35 se ci sono diversi azionisti. Ma se la modalità di vendita segue il percorso di 4 mesi fa, l’acquirente sarà ancora F2i e con il 54% diventerà controllore». Tabacci difende la linea: «Il Comune ha un ruolo in Sea solo se ha il 51%, e ci servono 300 milioni per cambiare i vecchi treni della M1 o come viaggeranno i visitatori di xpo? Comunque non è detto che l’acquirente sia F2i, ci saranno garei». Ma «si tratta di avere rapporti con i fondi che in Italia si occupano di infrastrutture. Se non è F2i sarà la Cassa Depositi e prestiti (che ne è azionista, ndr.). Se non è zuppa è pan bagnato». E «quella di Sea è stata la storia di un azionista assenteista che si è accontentato di ritirare i dividendi».

Ribatte il consigliere Pdl Riccardo De Corato: «Con il governo del centrodestra è stata una delle migliori società aeroportuali in Italia, Pisapia in 8 mesi la sta portando a liquidazione tra risse nella sinistra e scioperi».

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