Sea pronta al decollo in Borsa ma Gamberale vuole garanzie

L'operazione Sea in Borsa può decollare. Dopo il via libera del Comune e due giorni fa in Provincia, ieri è arrivato anche quello dell'assemblea dei soci. Obiettivo: sbarcare sul mercato nella finestra di fine novembre, ma se il meccanismo dovesse incepparsi («pronti a fermarci se le condizioni del mercato non saranno favorevoli» ha premesso il sindaco Giuliano Pisapia) ci sarà tempo fino al 31 luglio 2014. Dopo le aule consiliari, le polemiche non hanno risparmiato neanche l'assemblea dei soci Sea riunita ieri mattina. Il progetto per la quotazione degli aeroporti milanesi avverrà con il 14,5% delle quote della Provincia, che ha deciso a sorpresa di alienare l'intera quota, e tramite un aumento di capitale dell'8,1% (massimo 56,3 milioni di azioni). L'assetto post-quotazione vedrà il Comune al 48,1%, il fondo F2i di Vito Gamberale per effetto della diluizione scenderà al 26,1%. «L'aumento di capitale - spiega il dg del Comune Davide Corritore - dovrà assicurare il raggiungimento del 25%» comprensivo sia del bonus riservato ai lavoratori sia della quota destinata a residenti di Milano, Varese e lombardi. Soddisfatto il presidente Giuseppe Bonomi, «il nostro gruppo potrà contare su una maggiore solidità finanziaria». I soci hanno conferito al cda i poteri per eseguire la ricapitalizzazione e definirne i dettagli. E da qui è nata la prima polemica - e il voto contrario al progetto di quotazione - del presidente del consiglio comunale Basilio Rizzo (Sinistra x Pisapia) che è socio con un'azione: «Non ci hanno presentato i numeri, i dettagli vengono demandati al cda. Non c'è trasparenza». Si è astenuto invece sul voto generale alla quotazione, idem la Provincia di Varese, guidata dalla Lega. E polemico è il voto comunque a favore del socio F2i. Non fa mancare l'adesione. Ma il rappresentante del fondo fa mettere a verbale le perplessità sulle scelte «poco chiare» del Comune, che in meno di un anno ha cambiato i piani e lo statuto rispetto a quanto era previsto nel bando sul 30% di Sea vinto proprio da F2i nel dicembre 2011. «Non è chiaro» perché il Comune non partecipi direttamente alla cessione con un proprio pacchetto e il flottante «troppo» limitato (il 25%) «avrà l'effetto di ridurre la liquidità del titolo, requisito fondamentale per gli investitori in una fase di congiuntura dei mercati come quella attuale». Dunque «la scelta del Comune rischia di penalizzare tutti i soci». E le modifiche dello statuto per l'accesso in Borsa (i consiglieri salgono da 7 a 8) «sono frutto di scelte discrezionali e unilaterali». Pur rispettando il Comune «le sue scelte rischiano di ledere i diritti di F2i». Un fondo che «è sì di investimento privato ma con una chiara impronta istituzionale» rappresenta «lo Stato attraverso Cassa depositi e prestiti, i risparmiatori attraverso le fondazioni bancarie, i pensionati attraverso casse di previdenza». Interessi «che hanno la stessa valenza sociale di quelli rappresentati dal Comune» e «a fronte della lesione» dei loro diritti, «abbiamo avviato legittimamente e formalmente contatti con il Comune per ottenere un equo ribilanciamento dei vincoli contrattuali a livello di patto parasociale». Sia «per continuare ad assicurare una sempre più responsabile gestione aziendale» sia «per evitare una obbligatoria e successiva difesa». Una minaccia di ricorsi? Per ora è un avvertimento.

Il fondo sottolinea che il voto favorevole all'operazione deriva «solo dal rispetto istituzionale» verso il Comune «dal quale ci attendiamo con fiducia il rispetto degli impegni posti a vincolo nel bando e poi sottoscritto con F2i». O, tradotto, potrebbe essere impugnato.
Sull'asta congiunta Comune-Provincia per l'80,8% della Serravalle spunta invece l'ipotesi di un asse tra F2i e Gruppo Gavio, che ha già il 13,5% della società.

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