Il Seicento e l'arte d'oggi in dialogo alla Reggia

Marta Calcagno Baldini

Un luogo perfetto forse non esiste, ma si può creare. Questa sembra essere l'idea azzardata e rischiosa che ha guidato Antonio D'Amico e Gianluca Quaglia nella mostra che si intitola proprio «Il miglior posto», ospitata fino al prossimo 14 gennaio nella Cappella della Villa Reale di Monza. Tutto nasce da un'idea di D'Amico, direttore dei Musei Civici di Domodossola e direttore artistico del Museo Diocesano di Nicosia in Sicilia, nonché ideatore del progetto presentato nella Cappella di Villa Reale, che ha riaperto per l'occasione dopo quasi 10 anni di chiusura: «Io sono marchigiano dice D'Amico - e all'indomani del terremoto mi sono sentito coinvolto nella necessità di far conoscere le nostre opere in Italia e attivare una raccolta fondi per il restauro di quelle troppo danneggiate».

Da qui l'idea di portare La Vergine con il Bambino e Sant'Anna del pittore caravaggesco Giovanni Francesco Guerrieri da un altare laterale della Cattedrale di Fossombrone oggi chiusa a Monza nella Cappella di Villa Reale. «L'altro mio amore è il contemporaneo continua D'Amico- e il senso di coinvolgimento che oggi l'arte porta con sé». Era necessario creare un discorso più articolato dell'esporre il caravaggesco da solo. D'Amico contatta l'artista Gianluca Quaglia, più di 400 anni di distanza con Guerrieri e un lavoro di 8 mesi per trovare la chiave di congiunzione tra le due epoche. L'idea da cui è partito il giovane milanese non è stata quella del raffronto diretto, semmai quella della funzionalità nel creare «il miglior posto» per il dipinto secentesco. Ecco che entrando nella Cappella si è avvolti da un'atmosfera mistica, e si ammira l'opera salendo su una pedana scura.

A destra e sinistra due quadri del Quaglia raffiguranti in pochi segni l'infinito e i pianeti. A terra sulla pedana altri cosmi, in ceramica. «Il buio richiama il nero della Madonna e il colore grigiastro della pelle del neonato, nonché di San'Anna che al posto di Giuseppe veglia sul bambino».

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