Linfluenza della cultura islamica nella Divina Commedia è il tema di unoriginale mostra allestita alla Biblioteca di via Senato, che propone un itinerario attraverso le varie edizioni dellopera di Dante, dagli incunaboli alle stampe recenti. Lesposizione - che rimarrà aperta fino al 27 marzo ed è curata da Giovanni Curatola, Francesca Flores DArcais, Matteo Noja e Annette Popel Pozzo - intende evidenziare quanto la cultura araba fosse diffusa nella società occidentale, e come questo fitto legame tra i due mondi, musulmano e cattolico, sia testimoniato proprio dal poema dantesco. Questa contaminazione - ben sottolineata dal profilo di Dante dipinto dal Botticelli, sul cui vestito e copricapo rosso compare il testo dellInferno scritto in arabo pervade tutta lesposizione, che, articolata in tre Cantiche, accosta 35 tra le più importanti e pregiate edizioni del Poema, scelte tra le seicento della biblioteca, a 22 oggetti e libri di tradizione islamica, per lo più prestiti del Museo dArte Orientale di Torino e delle raccolte del Castello Sforzesco. Si va dalle «Commedie» in miniatura o di grande formato, tra cui quelle illustrate da Bonino Bonini (1487) da Salvador Dalì (1963-1964) o da Monika Beisner (2005), a edizioni del Corano, coppe, brocche, ciotole e vasi persiani coevi a Dante.
Il percorso si apre con un incunabolo bresciano del 1487, «Comento sotto la Comedia» di Cristoforo Landino, pubblicato per la prima volta a Firenze nel 1481 e illustrato appunto dal Botticelli; di fronte, una ciotola persiana medievale, simile a quelle che allepoca di Dante si vedevano incastonate nelle chiese. Del 1878, stampata da Hoepli, è la Commedia più piccola, appena cinque centimetri; ma la più particolare resta quella illustrata da Dalí, nel 1964, per Salani & Officina Bodoni.
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