Il Senato accademico dice sì al numero chiuso

Passa la proposta del rettore che vuole introdurre test di selezione per le facoltà umanistiche

Elena Gaiardoni

I docenti dell'università Statale, riuniti ieri in senato accademico, hanno espresso 18 sì, 11 no, 6 astensioni, in merito al numero chiuso nelle facoltà umanistiche, assecondando così la volontà partita dal rettore Gianluca Vago. La decisione vale solo per l'anno accademico 2017/2018. Per iscriversi a Storia, Filosofia, Lettere, Beni Culturali e Geografia le matricole dovranno superare un test di selezione, essendoci un tetto di 650 ammissioni. Favorevoli sono stati i prorettori e il rappresentante dei dottorandi, che hanno voluto come primo obiettivo la qualità degli insegnamenti.

«Non calpestate la volontà degli studenti», queste le prime reazioni di coloro che da un mese protestano contro questa impostazione, essendo l'istruzione un diritto aperto a tutti. «Siamo contrari al numero chiuso, non solo perché i test utilizzati per metterlo in atto risultano in ogni caso arbitrari - spiega Davide Quadrellaro, rappresentante nel Dipartimento di Filosofia per Link Studenti Indipendenti Statale - ma soprattutto perché è figlio di una logica che considera l'università un'istituzione per pochi privilegiati e, nel caso specifico, è fautore di una svalutazione delle discipline umanistiche».

Di segno completamente opposto l'intenzione del senato accademico, che ha imposto un limite di accessi, come per le facoltà scientifiche, proprio perché negli ultimi anni il rapporto tra docenti e studenti non rispettava più i dettami voluti dal Miur (Ministero dell'istruzione, dell'università, della ricerca). Dopo il primo anno il 20% degli studenti di Lettere lasciava il corso di laurea, segno che quel corso non dava al singolo studente una motivazione culturale e personale sufficiente per proseguire in quell'indirizzo.

Da settimane continua il braccio di ferro tra studenti e rettore. Continua Davide Quadrellaro: «Crediamo che la battaglia non riguardi solo il numero chiuso, ma chiami in causa il modo di procedere dell'attuale amministrazione.

La decisione di disinvestire in queste aree disciplinari va infatti di pari passo col trasferimento delle facoltà scientifiche ad Expo, manovra che, se andasse in porto, comporterebbe una grossa spesa per l'Ateneo». Studenti e docenti si riuniranno nuovamente in assemblea martedì prossimo alle 16 in università.

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