Stendiamo un velo pietoso su cosa rappresentino quei quattro «stantuffoni» sul piedistallo. Ma, simbologia a parte, la statua di corso Indipendenza - pur nella sua bruttezza - ha centrato l'obiettivo: far parlare di sé. E l'arte contemporanea, oggi, è sostanzialmente questo: un meccanismo autoaffubulatorio che prescinde da qualsiasi «valore», se non quello del mercato. Merda (non necessariamente inscatolata) e soldi; soldi e merda. Ma usciamo da questo binomio piuttosto maleodorante e sentiamo cosa pensano i milanesi del catafalco posto nei giardinetti di piazzale Dateo, proprio alle spalle della Statua dedicata a San Francesco realizzata nel 1926 dallo scultore fiorentino Domenico Trentacoste. Il Santo patrono d'Italia allarga le braccia e sembra dire: ma cos'è quella roba lì? Più o meno la stessa domanda che si pongono i passanti che, loro malgrado, incrociano lo sguardo con quella specie di pasticcio creativo.
«Fa veramente impressione - sintetizza la signora Giovanna, che proprio a pochi metri gestisce un bancarella di abiti -. Ho notato sul piedistallo una firma: Opera di Ginger e Fred. Complimenti a tutti e due. Ma chi sono questi Ginger e Fred? Due graffittari?». No. Trattasi di due «geniacci» del Ready Made. «E da quando i post-duchampiani si dedicano ai monumenti? - si interroga Ariel, studente del liceo artistico, amante delle bombolette spray -. Fossi stato io le colonne falliche le avrei colorate con tinte flou, l'effetto sarebbe stato sicuramente più choc». Arrabbiato con il Comune (tendenza «Piove, Palazzo Marino ladro!» è invece il signor Giorgio che legge La Gazzetta dello Sport seduto sulla panchina proprio dirimpetto al monumento del cavolo: «Il Comune dice di non sapere nulla di questo obbrobio, ma questa cosa è ingombrante tutta in cemento e pesa l'ira di Dio: per installarla avranno faticato non poco. Possibile che nessuno si sia accorto di nulla?». In realtà come, anticipato ieri dal Giornale , l'«opera d'arte» è stata autorizzata dal Comune e starà lì in bella mostra («bella» si fa per dire) per circa due mesi. Salvo rimozione anticipata, causa rivolta popolare. A realizzarla pare sia stato Gavin Kenyon (Binghamton, 1980; vive a New York) che in passato ha bazzicato Milano rastrellando critiche artistiche piuttosto ermetiche, del tipo: «Kenyon risvolta la consistenza interiore di forme domestiche in una dimensione dominata dal sentimento dell'Unheimlich». Boh. I suoi «salcicciotti» (titolo ufficiale: Four Sentinels ) che richiamano pene (e peni), rievocherebbero, a giudizio degli «addetti ai lavori», «elementi formali significanti, restituendo il loro versante nascosto e, allo stesso tempo, plausibile». Infine, il «grande messaggio»: «Un percorso di attualizzazione, incentrato sulla tensione statica dell' hic et nunc , genera per trasposizione l'effetto attrattivo e respingente del perturbante». E sul «perturbante», i milanesi sono pienamente d'accordo: «Io non so - si sfoga Annibale Croci, pensionato Inps e «collezionista di Guttuso» - se la scultura sia opera di Kenyon o della misteriosa coppia Ginger e Fred, certo è che tutti avrebbero bisogno di una seduta dallo psichiatra».
E una visita di controllo la suggerisce anche la moglie del signor Croci, la gentile ed elegante signora Katia, ex sarta di «alta moda»: «Ma dallo psicanalista io ci manderei soprattutto chi ha autorizzato questo monumento». L'assessore alla Cultura Filippo Del Corno, pare sia già steso sul lettino del dottor Sigmund Freud.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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