Coronavirus

"Serve prudenza, il 90 per cento di noi è a rischio"

L'infettivologo: "Ancora troppe persone possono contrarre il virus. Ripartire un po' alla volta"

"Serve prudenza, il 90 per cento di noi è a rischio"

Andrea Gori, direttore dell'Unità operativa complessa del Policlinico e docente di Malattie infettive all'Università degli Studi, siamo pronti a ripartire?

«Possiamo dire che la fase dell'emergenza è finita, ora dobbiamo ripensare a come riorganizzare gli ospedali in modo che siano luoghi sicuri e dobbiamo dedicarci a tutte le altre urgenze che si sono accumulate».

Per esempio?

«Tutte le patologie chirurgiche dei pazienti con neoplasie o le patologie cardiovascolari che sono state centralizzate solo in alcuni punti. Bisogna poter dare assistenza a tutti. Ma vorrei specificare una cosa...».

Dica...

«Che la ripartenza va progettata con estrema prudenza e organizzazione».

E gli eventuali nuovi casi di Covid?

«Dopo due mesi di esperienza siamo più efficienti nel gestire i malati e soprattutto più rapidi nella diagnosi. È chiaro che tutti gli ospedali si sono dotati di percorsi dedicati per i pazienti Covid separati e sicuri per tutti».

Ieri il sindaco Sala riportava i dati dei contagi rilevati da Carlo La Vecchia, epidemiologo della Statale...

«La Vecchia è tra i più stimati epidemiologi al mondo, se è vero che sono stati contagiati 300mila milanesi, ovvero il 10-15 per cento della popolazione significa che l'85 per cento è suscettibile di contrarre il virus. A maggior ragione bisogna progettare la fase 2 con estrema prudenza. Per altri versi non ha senso parlare di contagi e confrontare dati diversi finché non si trova un strumento corretto per individuare un denominatore. Il numero dei tamponi positivi non equivale ai contagiati perché non comprende gli asintomatici o quelli che sono rimasti in isolamento a casa perché malati ma che non sono stati ospedalizzati. Bisogna attendere i risultati del test sierologico su una fetta rappresentativa della popolazione per poter fare proiezioni e capire il grado di immunità della popolazione».

Quindi?

«Dobbiamo far ripartire Milano e il Paese in maniera prudente e organizzata, altrimenti il rischio di rebound è verosimile».

In pratica?

«Il 4 maggio uscirà di casa solo chi deve riprendere a lavorare, per il resto bisogna ricorrere allo smart working ancora per un po'. È fondamentale che i luoghi di lavoro siano sicuri e che le persone rispettino tutte le indicazioni sanitarie di prevenzione».

Si parla di apertura dei parchi, piscine, ristoranti....

«La priorità è l'attività lavorativa, e mi pare che sia abbastanza! Bisogna procedere step by step per poter tornare a una vita sempre più normale».

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