«A settantadue anni sono ancora il motore della Pfm»

Franz Di Cioccio sul palco con la storica band: «Noi, irriducibili»

Luca Testoni

«La musica è la mia vita. È sempre stato così e lo è ancora oggi. Sono quello che sono e non ho mai recitato nessuna parte. A 72 anni non faccio il giovane, mi sentirei ridicolo. Tuttavia, mi sento giovane come lo era una mia cara amica, Fernanda Pivano: ho infatti ancora dentro di me quella spinta verso il nuovo che mi ha sempre fatto sentire vivo».

Non molla di un centimetro Franz Di Cioccio, vecchio leone del prog-rock, da 48 anni anima, cuore e mente pulsante della PFM. Unico superstite della formazione originaria (dopo l'abbandono di Franco Mussida nel 2015), sarà domani di nuovo in concerto a Milano, stavolta al Teatro Dal Verme, alla testa di una formazione a sette, largamente rinnovata, in cui spicca però la presenza di un altro irriducibile (dal 1974, ndr), oltre al batterista-cantante, vale a dire l'ex Area Patrick Djivas.

«Premesso che non mi sono mai visto al di fuori di un gruppo e aggregare fa parte della mia natura, la PFM è come una squadra di calcio: cambiano gli interpreti e lo stile di gioco, visto che a noi è sempre piaciuto non rimanere mai uguali a noi stessi, ma la squadra, pardon il gruppo, resta quello. Il bello è che mai come con questa formazione siamo stati così duttili, data la presenza in contemporanea di così tanti polistrumentisti», assicura Di Ciccio, che tra gli show milanesi della PFM ricorda, tra le altre cose, «il debutto al Teatro Lirico, di spalla agli Yes» e «l'esibizione gratuita al Monte Stella in cui Enzo Jannacci cantò con noi Vengo anch'io, no tu no».

Sulla scia di Emotional Tattoos, il nuovo album sempre rivolto al futuro - con due versioni, una in italiano e una in inglese, e in cui spicca una collaborazione con il pianista jazz Stefano Bollani -, ecco il nuovo ambizioso tour, che li porterà anche negli Usa e in America Latina. «Portatevi una bottiglietta d'acqua e altri generi di conforto, perché suoneremo un bel po'», scherza Di Cioccio, a proposito del live al Dal Verme. «No, non aspettatevi un live antologico.

Piuttosto, quelle che io chiamo tante finestre emotive sulle nostre diverse stagioni musicali. Naturalmente ci sarà largo spazio per quella che reputo la parte nobile del nostro show, le improvvisazioni sul palco, cosa alla quale tengo moltissimo e in cui non ci siamo mai risparmiati».

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