Sfida aperta sulla sanità Gelmini alla Lega: «Trasparenza e regole»

Sfida aperta sulla sanità Gelmini alla Lega: «Trasparenza e regole»

«Non c'è una divisione tra la Lega e Forza Italia, perché la battaglia per le regole e la trasparenza è di Forza Italia e non del solo Maroni. E se il sistema degli appalti va rivisto, si tratta di una nostra riforma». È Mariastella Gelmini, coordinatrice regionale di Forza Italia, a entrare nella polemica sulla sanità che si è scatenata in Regione. Le inchieste hanno datto l'assist al presidente della Regione, Roberto Maroni, per tentare un accentramento dei poteri. Operazione che non entusiasma il partito alleato, perché sembra nascondere una volontà di egemonìa e insieme obiettivi elettorali: presentarsi ai cittadini come espressione del nuovo e della legalità, come se la Lega fosse la depositaria della moralità politica. Tanto più che gli assessori alla Sanità, fino a un passato molto recente, sono stati espressione proprio del Carroccio.
«Noi siamo al fianco di Maroni nell'impegno per la trasparenza. Siamo noi per primi a volere una riforma della sanità» osserva Gelmini. «Servono discontinuità e regole ancora più severe nella gestione delle risorse pubbliche in un comparto tanto importante. Restiamo garantisti e condividiamo la volontà del presidente di fare pulizia. Quello che interessa a Forza Italia è la qualità delle prestazioni sanitarie in Lombardia che continuano ad essere al top come dicono tutti gli indicatori internazionali».
Ma la contrapposizione tra l'assessore alla Famiglia, la leghista Maria Cristina Cantù, e l'assessore azzurro alla Sanità, Mario Mantovani, non possono essere risolte con un'egemonia della Lega su Forza Italia: «È necessario andare al voto per definire le nuove regole della sanità lombarda. Auspichiamo che le linee guida della riforma siano oggetto di un approfondito dibattito in maggioranza per giungere ad una piena condivisione nel rispetto delle deleghe e delle competenze di tutti i componenti della giunta».
Una posizione, quella di Forza Italia, non agevolata dalla polemica scatenata dal Pd sul pranzo elettorale di Mantovani, cui hanno partecipato direttori generali, primari e medici. Segnale che «la discontinuità» di Maroni con il passato non esiste, attacca Sara Valmaggi. «C'erano 300 persone in un orario di pausa dal lavoro: se c'era anche qualche esponente della sanità non ci vedo nulla di male. È un diritto sancito dalla Costituzione» replica Mantovani. In realtà la mossa non è stata gradita neppure dai vertici di Forza Italia. «Un modo di agire che ricorda la politica del passato» la critica che arriva dal quartier generale del partito.
Incidenti a parte, Mantovani resta ben in sella.

«Nessun commissariamento» garantisce Maroni, che spiega come la commissione d'inchiesta voglia «verificare i comportamenti di tutti i direttori generali delle aziende ospedaliere». Ma aggiunge: «Si tratta della riforma più importante della Regione, è ovvio che sia io a dirigere i lavori».

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