Sgomberati dopo l'sos del parroco di zona

Quarantotto rifugiati occupavano da dicembre uno stabile dismesso in via Fortezza

Paola Fucilieri

Sembra banale e ripetitivo, ma la gente a Milano è sempre più diffidente e ha sempre più paura. A volte saranno pure timori eccessivi, dettati anche dagli eventi internazionali che certo non tranquillizzano gli animi, tuttavia è difficile dare un giudizio completamente sereno e obiettivo dall'esterno su un palazzo occupato da stranieri in un quartiere dove le persone ci abitano, ci lavorano e ci mandano pure a scuola i figli. In questa ottica, il caso dell'ex cartiera «De Marco» di via Fortezza in cui dallo scorso 21 dicembre si erano insediati un gruppo di immigrati provenienti dall'Africa centrale e che è stata sgomberata ieri dalla polizia, è un caso piuttosto emblematico.

Intorno alla fabbrica dismessa in zona Villa San Giovanni in cui vivevano (ma soprattutto andavano a dormire) 47 uomini e una donna marocchina (che, non solo pare abbia il permesso di soggiorno in regola, ma che nei giorni scorsi ha dato alla luce tra quelle mura un bimbo), le polemiche erano nate subito. E anche don Francesco Inversini, parroco della chiesa del Cristo Re, il 29 dicembre aveva inoltrato un esposto al commissariato Greco-Turro per segnalare il malcontento dei fedeli per una situazione fuori controllo e preoccupato per i parrocchiani che frequentano l'oratorio di fronte all'edificio dismesso. Silvia Sardone, consigliera di Forza Italia, era stata la prima a denunciare la situazione creatasi in via Fortezza, parlando proprio dell'iniziativa del parroco.

Tutto questo nonostante il centro si fosse autogestito, organizzando una scuola di italiano e delle cene solidali. Per creare un contesto abitativo, sociale e lavorativo aperto al quartiere, gli extracomunitari avevano anche distribuito dei volantini, invitando i residenti a entrare nell'ex cartiera a prendere un tè insieme. Un gruppo di associazioni si era data invece da fare per aiutare quegli stranieri, sostenendo che erano addirittura 20 gli occupanti dello stabile dismesso con il permesso di soggiorno in regola (ieri in questura per i controlli sono finiti infatti 26 irregolari, ndr) e che stavano lì perché non sapevano dove andare, che anche il parroco li aveva incontrati dicendosi disposto ad aiutarli e infine, che 80 residenti della via si erano recati nella ex fabbrica «De Marco» per partecipare a una cena solidale.

«Come amministrazione eravamo pronti ad offrire assistenza e accoglienza alla famiglia con minore che sapevamo essere presente nello stabile. Ma la famiglia si è allontanata senza chiedere nessun aiuto - ha spiegato ieri l'assessore comunale alla Sicurezza Carmela Rozza - Milano ha dato prova di grande generosità e accoglienza e continua a darla ogni giorno. Deve essere chiaro che occupando non si acquistano diritti, ma si perdono».

«Lo sgombero di oggi è la vittoria dei cittadini e di don Francesco che, rivendicando l'applicazione della legge,

una legge che deve essere uguale per tutti, hanno posto fine all'occupazione abusiva» ha dichiarato Viviana Beccalossi, assessore regionale al Territorio e Città Metropolitana e coordinatrice cittadina di Fratelli d'Italia.

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