Alla fine è successo: quello che da tempo veniva indicato come un pericolo grave e visibile per chiunque frequentasse il tribunale si traduce in un dramma. Il giovane avvocato piomba con un tonfo secco, nel passaggio al terzo piano del palazzo di giustizia, quando sono da poco passate le dieci e mezzo di ieri mattina. Il legale non voleva uccidersi, come altri hanno invece fatto prima di lui. Si è semplicemente appoggiato a quelle balaustre troppo basse che in tutto il palazzo di giustizia si affacciano su strapiombi di marmo. Ha perso l'equilibrio, ed è volato al piano di sotto. E adesso la Procura apre una inchiesta su colpe che portano all'interno del suo stesso palazzo.
Poteva accadere in un altro punto dell'edificio, e in quel caso l'uomo non avrebbe avuto scampo: ci sono punti, come gli atri principali sui quattro lati, dove dal terzo piano si piomba direttamente al primo, e sono piani monumentali, un volo di quindici metri senza speranza di salvezza. Invece ieri l'incidente avviene tra il quarto e il terzo piano sul lato di via San Barnaba: è la zona dove si affaccia il cosiddetto ufficio del cosiddetto «415bis», dove si ritirano gli atti finali delle inchieste. Spesso bisogna attendere, c'è un po' di coda, ci si siede un po' dove capita.
É possibile che anche l'avvocato A.M., 30 anni, fosse in coda. O forse passava semplicemente di lì. Sta di fatto che chi era presente lo ha visto volare verso il basso, verso il corridoio del terzo piano. Uno dei presenti ha chiamato immediatamente il 118, mentre al terzo piano si cercava di prestare i primi soccorsi all'avvocato, che non aveva perso i sensi ma era choccato dalla paura e dal dolore. Quando sono arrivati i lettighieri si sono resi conto che la situazione era grave: AM. faticava a muovere le gambe, sintomo probabile di una lesione alla spina dorsale. Sospetto confermato dalla prima tac in codice rosso al Policlinico: frattura del bacino ma soprattutto frattura di due vertebre, con danni al midollo osseo ed emorragia interna. L'avvocato è riuscito solo a dire di essere caduto accidentalmente. É in prognosi riservata e in terapia intensiva, non dovrebbe correre pericolo di vita ma rischia di restare paralizzato. Nel pomeriggio, il sostituto procuratore Maura Ripamonti apre una inchiesta per lesioni colpose: l'indagine è contro ignoti ma è chiaro che tra i possibili responsabili ci sono i vertici della giustizia milanese, n particolare la presidenza della Corte d'appello e la Procura generale, cui tocca per legge tutelare la sicurezza del tribunale. Se i massimi magistrati del palazzo finissero indagati l'inchiesta verrebbe trasferita automaticamente a Brescia.
Che si tratti di un dramma annunciato lo dimostrano senza ombra di dubbio le protezioni che in un singolo tratto del palazzo di giustizia sono state collocate proprio per evitare infortuni di questo
genere: al quarto piano, dove si affacciano alcuni uffici della Procura. Alcuni anni fa, sono state piazzate delle paratie in vetro che rendono impossibile cadere di sotto. Ma nel resto del palazzo, niente. Ecco le conseguenze.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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