"Vieni, ti aiuto io". E il 79enne stuprava le straniere alla mensa dei poveri

Un uomo di 79 anni si avvicinava alle donne straniere bisognose in coda per gli aiuti promettendo loro un lavoro ma poi tentava le violenze sessuali

"Vieni, ti aiuto io". E il 79enne stuprava le straniere alla mensa dei poveri

In veste di volontario, prometteva lavoro a giovani donne straniere in fila al Pane quotidiano di Milano in viale Monza, invece era solo un pretesto per portarle a casa e abusare di loro. Così ha stabilito il giudice Sofia Floretta, che ha condannato un 79enne a 4 anni di carcere e al pagamento di un'ammenda da 10mila euro. Lo riferisce il Corriere della sera. A portarlo in giudizio è stata una ragazza peruviana di 19 anni, sulla quale l'uomo ha tentato di compiere una violenza sessuale nel luglio del 2020.

Come ricostruito dal giudice, quello dell'uomo è un "non isolato e episodico, ma perfido e collaudato modo di operare" in base al quale sceglieva le sue vittime tra le donne evidentemente bisognose che aspettavano il pacco solidale da Pane quotidiano. Prometteva loro un lavoro come cameriere presso la sua abitazione ma, quando loro si presentavano a casa, con una scusa le portava in camera da letto e le aggrediva sessualmente.

A sollevare il caso è stata proprio la 19enne peruviana, che si è presentata alle forze dell'ordine per sporgere denuncia verso il 79enne. Patrocinata dall’avvocato Patrizio Nicolò, la ragazza ha raccontato alle autorità di essere stata avvicinata dall'uomo, che a lei si era proposto come volontario dell'associazione di assistenza che ha sede in viale Monza a Milano. Le disse di aver bisogno di una collaboratrice domestica e che per lui non sarebbe stato un problema se lei non avesse avuto i documenti in regola. Anzi, si era detto disponibile a pagarla in contanti.

Rassicurata dalle parole e dall'aspetto "gentile e garbato" dell'uomo, la 19enne aveva accettato la proposta e insieme all'uomo si era recata in un appartamento in zona di porta Venezia. Con la scusa di mostrarle l'armadio con la biancheria per la casa, l'uomo ha accompagnato la ragazza in camera da letto e qui l'ha palpeggiata, spogliandola della t-shirt e del reggiseno, per poi scaraventarla sul letto e tentare di violentarla. Con la forza della disperazione, la donna è riuscita a divincolarsi e a chiudersi in bagno, dove ha cominciato a urlare chiedendo aiuto. Spaventato dalla possibilità che i vicini la sentissero, le ha promesso di lasciarla andare ma le ha intimato di non denunciare, perché in quel caso avrebbe lui stesso presentato denuncia alla polizia perché la donna è irregolare.

La donna ha, invece, fatto regolare denuncia ma l'avvocato dell'uomo ha sostenuto a processo il racconto della donna non fosse veritiero o che, comunque, la donna possa aver equivocato il comportamento del suo assistito.

Lettura respinta dal giudice, che invece ha ritenuto il racconto "palpabilmente spontaneo, sincero, privo di intenti calunniatori, coerente". La domestica dell'uomo, chiamata come teste dalla difesa, invece, lo ha descritto come "una persona anziana e malata con la quale avevo effettivamente anche rapporti sessuali, ma assolutamente consensuali".

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