Eliminato l'obbligo della mascherine all'aperto, cala drasticamente la richiesta di tamponi in tutti gli hub, mentre stanno chiudendo progressivamente i reparti Covid in tutti gli ospedali della regione. Ecco i primi segnali concreti del ritorno alla normalità, grazie alla contrazione dei contagi e delle quarantene anche in ambito scolastico, con la Lombardia che veleggia verso la zona bianca.
Hanno chiuso venerdì gli hub tamponi di Rho Fiera e di Trenno, dato lo scarso numero di richieste, e da domani verranno rimodulati gli orari di accesso diretto agli altri punti. I posti a disposizione della prenotazione dei medici di medicina generale per i propri pazienti sintomatici e a fine isolamento permettono comunque di trovare disponibilità entro 24 ore. Tutte le informazioni aggiornate riguardanti le regole di accesso e gli orari sono reperibili sul sito di Ats (www.ats-milano.it/emergenza-coronavirus).
Ora è arrivato il momento di cambiare anche le abitudini dei cittadini, come suggerisce Alberto Zangrillo, prorettore dell'Università Vita-Salute San Raffaele e direttore del Dipartimento di anestesia e terapia intensiva dell'Irccs: «Bisogna piantarla di fare tamponi alla prima linea di febbre». Non solo «la ripresa graduale della normalità deve essere reale e deve interessare tutti. Oggi a Milano 9 persone su 10 portano ancora la mascherina all'aperto e questo, per me, non è un segno di responsabilità ma di preoccupante psicosi collettiva, figlia dell'ignoranza, della disinformazione e dell'irrazionalità» attacca il medico. Dopo la psicosi da tampone che ha travolto tutti i lombardi a dicembre, ora si manifesta la difficoltà collettiva di abbandonare abitudini consolidate come l'uso della mascherina all'aperto. Una posizione su cui dissente categoricamente Andrea Gori, primario di Malattie Infettive del Policlinico: «Non è frutto di una psicosi collettiva, ma un comportamento raccomandato. Le mascherine hanno un valore riconosciuto da tutte le autorità sanitarie mondiali, siamo molto contenti se i contagi sono in calo e la situazione epidemiologica migliora, ma la raccomandazione di tenere le mascherine e altri dispositivi di protezione individuale al chiuso e nei luoghi affollati rimane valida».
A indignare tutto il mondo medico un nuovo atto politico, il voto con cui il Senato venerdì ha bocciato l'emendamento al Decreto ristori che prevedeva un indennizzo ai medici colpiti dal Covid e ai famigliari dei 369 medici morti in corsia.
«Da oltre un anno - attacca Roberto Carlo Rossi, presidente dell'Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Milano che per primo si è mosso per ispirare il decreto legge 221/21 -, destra e sinistra, che hanno elogiato l'eroismo e chiamato eroi i medici caduti sul campo, si palleggiano un provvedimento che è a dir poco doveroso. Riconoscere un ristoro ai medici che hanno riportato danni permanenti e alle famiglie di quei medici che sono morti per il loro spirito di abnegazione e di servizio».
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